Milano: Maximo Pellegrinetti in mostra alla Galleria Antonio Battaglia
di Maria Mancini. L'opera di Maximo Pellegrinetti nasce da un'interruzione all'interno dell'evoluzione della natura stessa della materia, che porta a una nuova definizione dell'immagine.
Una rappresentazione eufonica, bella appunto, ma anche turbata dall'artista che sceglie volutamente di segnare o censurare alcune parti della sua opera, creando così un focus su quel paesaggio assente, su quella mancanza, su quella violazione rispetto all'opera che la natura ha creato. L'assenza diventa così presenza.
La tendenza al bello può così condurre a una forma di super-finzione, di artificialità che si muove con la sostituzione anche dell'immagine reale con quella fotografica o che può essere realizzata attraverso l'utilizzo di altri elementi che tendono a imitare o a celare i materiali lapidei.
Nelle opere esposte presso la Galleria Antonio Battaglia emerge un percorso alla scoperta della bellezza nell'arte contemporanea e all'esperienza di bellezza come qualcosa che accade e che offre a chi la guarda una consapevolezza nuova.
Pur condividendo l'idea Hegeliana che stabilisce il primato dello spirito sulla materia, per l'artista l'idea, il pensiero non è in opposizione alla materia ma ne diventa lo stadio più elevato.
L'intera serie di opere realizzate da Pellegrinetti negli ultimi anni riguardano l'essenza stessa della materia, nel suo essere e apparire. Si tratta di una presa di visione esplicitata e proclamata che cambia la natura del riconoscimento, dell'identificazione modificandone le aspettative.
L'invisibile diventa visibile, ciò che prima era occultato o dimenticato, privo di considerazione diventa così il centro di qualunque aspettativa estetica.