Una rassegna a tema che sottolinea la direzione presa dall’arte e dalla società contemporanee
La mostra “Siamo foresta” in atto alla Triennale è una vera statement, una dichiarazione di intenti a indicare l’urgenza e la direzione prese dall’arte e dalla società contemporanee.
Agents provocateurs artisti indigeni appartenenti alle cosiddette arti primitive, un coro espressivo polifonico di creativi che abitano nella foresta pluviale sudamericana.
La rassegna, organizzata in collaborazione con la Fondation Cartier di Parigi e curata dall’antropologo Bruce Albert e da Hervé Chandés, direttore della fondazione francese.
ALEX CERVENY PROPONE UN UOMO INTEGRATO CON LA NATURA BIOLOGICA E BOTANICA
Presenta le opere di un nucleo di artisti tra cui spiccano quelle bicrome di Nivaklè provenienti dal Chaco paraguaiano, di Esteban Klassen e Floriberta Fermin, con al centro animali e vegetali, assimilabili all’opera di Solange Pessoa, protagonista nella mostra principale della Biennale di Venezia del 2022, curata da Cecilia Alemani.
Alex Cerveny traduce figurativamente la crisi del “capitalocene”, rovescia i canoni vitruviani di ascendenza umanista e rinascimentale e propone una nuova mitopoiesi in cui l’uomo è integrato con la natura biologica e botanica.
Nei lavori di Bruno Novelli troviamo un carosello cromatico con una dimensione formale che si affranca dalle strutture classiche della pittura figurativa per allinearsi alla ricchezza visuale della foresta amazzonica.
BRUNO NOVELLI SI ALLINEA ALLA RICCHEZZA VISIVA DELLA FORESTA AMAZZONICA
Il parterre si arricchisce con le collaborazioni di Cai Guo-Qiang, Adriana Varejão e Fabrice Hyber, che si confrontano con la creazione degli artisti yanomani, Ehuana Yaira, Sheroanawe Hakihiiwe e Joseca Mokahesi, nel rispetto di una vocazione all’integrazione e all’esigenza intersezionale di rappresentatività.
Una esposizione a tesi, dunque. Incrocia armonicamente il concetto botanico rizomatico di Guattari e Deleuze che già nell’80 prevedeva “un sistema acentrico non gerarchico” con gli ideali di Thoreau, che invitava a non sognare un mondo selvaggio lontano da noi, ma a guardare dentro di noi per scoprire il primordiale vigore della natura.
A conferma della corrispondenza del tema trattato rispetto allo Zeitgeist, Adriano Pedrosa – il direttore artistico della prossima Biennale di Venezia nel 2024 – annunciando il titolo dell’evento, “Stranieri ovunque”, ha lasciato intendere che gli outsider saranno diffusamente rappresentati anche in laguna.