A voi Pulcinella • Gaetano pesce a Napoli

L’arte contemporanea nel cuore del dibattito culturale di una città. Una comunità che, improvvisamente, si interroga sulla presenza di una scultura spuntata nella sua piazza principale, accanto alle torri di un castello del ‘200. È successo in questi mesi a Napoli, aprendo pagine nuove e inesplorate, seminando dubbi ed incertezze.

Tema della discordia, una versione totemica del Pulcinella di Gaetano Pesce, un tributo estremo alla maschera di una città che amava. Il designer non è sicuramente un carneade. È stato per anni un preciso punto di riferimento internazionale. Ha vissuto lungamente a New York costruendo la sua personalità attraverso un costante attivismo creativo, ha esposto nei più grandi musei del mondo: il MoMA e il Metropolitan Museum of Art della Grande mela, il Victoria & Albert Museum di Londra, solo per citare i maggiori.

Ed è stato anche scultore attento, appassionato, provocatorio attraverso lunghi anni di sperimentazione. Insomma, Pesce è sicuramente una figura artistica di livello, che ci ha lasciato solo da pochi mesi.

Il suo omaggio a Pulcinella, in effetti, quello che qualcuno indica come il suo testamento spirituale, aveva un diverso appeal, un vestito fatto di bottoni ordinati, in fila indiana, un bavero largamente aperto, facilmente riconoscibile, un lungo camicione bianco che si dilata a contatto con il suolo. Una scultura quasi piacevole nella sua dinamica.

A Napoli è arrivata però una riedizione, una riproposizione, qualcosa di assolutamente diverso che si presta largamente al gusto dell’ironia e della dissacrazione. Chi e perché abbia voluto demistificare la scultura di Pesce resta ancora un mistero.

Ma c’è un tema di più largo respiro. Dopo l’incendio de La Venere degli stracci di Pistoletto e le polemiche legate al totem titolato Tu sì ‘na cosa grande c’è sinceramente da riflettere sul rapporto tra Napoli e l’arte contemporanea. Si avverte, alla luce degli ultimi mesi, un disagio, una conflittualità, un imbarazzo mai respirati prima.

In una città che ha proposto al mondo la sua metropolitana dell’arte e le grandi installazioni contemporanee di Mimmo Paladino, Rebecca Horn e Jannis Kounellis a Piazza Plebiscito. Realtà che, anche attraverso sapienti giochi di luce, arredavano quella piazza.

La rivisitazione del Pulcinella di Gaetano Pesce non arreda, non impone la sua presenza e, sinceramente, non scalda i cuori. Visti gli imbarazzati assensi del mondo intellettuale, la polemica è, quindi, divenuta social, semplicemente popolare, figlia di una città che conosce ancora il gusto e il fascino dell’ironia.

L'Autore

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Custodisce mille interessi. Giornalista, saggista, medico chirurgo plurispecialista, ma soprattutto napoletano, il mestiere forse più difficile e complesso. Ama la vivacità culturale, le tesi in penombra, la scrittura raffinata e ribelle. Ma ama anche la genialità del calcio e la creatività dell’arte. Crea le sue rubriche settimanali su alcuni quotidiani nazionali muovendosi sul pentagramma del costume, dei new-media, della cronaca. È stato più volte senatore e parlamentare della Repubblica perché era affascinato da quella battaglia delle idee che oggi sembra, apparentemente, scolorirsi.

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