Ecco le donne soggetto • Il punto sui ritratti di Cinzia Pellin

Da queste tele, una parata di donne misteriose e bellissime che ci scrutano, ammiccano, invitano

Inquadrature asimmetriche, irregolari. Tagli giocati sull’ingrandimento del dettaglio anatomico. Non volti, ma particolari di volti, presi di scorcio come fossero paesaggi. Incarnati che mantengono nella stesura a olio il bianco e nero essenziale della fotografia e vengono esasperati da una dimensione prossima alla gigantografia.

Uniche note di colore: verdi acqua e blu marini appena accennati, trasparenti quasi, a definire gli occhi, e il rosso fiammeggiante delle labbra, a cui talvolta si affianca anche quello delle unghie. Un rosso assoluto, provocante, sfacciato. Stordisce come la bellezza, astratta da quanto è perfetta, di queste donne.

Chi sono le misteriose creature che scrutano, ammiccano, invitano dalle tele di Cinzia Pellin? Qualcuna la riconosciamo. Pare di averla già incontrata fra le pagine patinate di una rivista di moda, a una sfilata, forse a Milano, o forse a Firenze. C’è Anita Eckberg, colta in tutta l’esplosione della sua sensualità prorompente, come appena uscita dal set della Dolce vita, dopo la ripresa dell’immersione nella fontana di Trevi. Poi c’è lei: la voluttuosa, abbagliante Marilyn Monroe, la femmina per antonomasia, il mito.

Per lei, l'eterno gioco della seduzione non rischia di trasformarsi in giogo. Le sue, piuttosto, sono donne soggetto

L’amante più desiderata al mondo, l’amica dei potenti che sosteneva le sarebbe bastato piacere ai camionisti, e che ha finito per togliere il sonno e accendere la fantasia a intere generazioni di uomini. Compare spesso l’attrice in questi dipinti, in una sorta di magnifica ossessione, con i suoi gesti morbidi e lenti che alludono a una resa e sono, al contrario, di conquista. Bocca socchiusa e sguardo fisso sull’obiettivo, come se stesse facendo l’amore con la macchina da presa.

E c’è qualche amica, qualche modella, pronta a piegarsi docilmente alla regia dell’artista, che suggerisce pettinature, applica lei stessa i maquillage. Dice: mettiti così, guarda là, girati, sciogli i capelli, sorridi.

È a questo punto che succede il coup de théâtre. Dall’artificiosità della messa in scena passa qualcosa che trascende la fissità delle espressioni e dei gesti. Così, la formazione scenografica dell’artista si declina in una pittura dall’effetto scenografico, che altro non è che seduzione e meraviglia.

Come una pittrice barocca, ama il coup de théàtre

Nel Seicento, sarebbe stata una pittrice barocca, probabilmente perseguitata dal tribunale dell’Inquisizione per il trionfo di lussuria che traspira dai suoi quadri. Nel secolo scorso, avrebbe fatto arricciare il naso ai critici cosiddetti militanti, per i quali stranamente l’impegno sociale si coniuga con la bruttezza estetica, quando non con la misoginia. E avrebbe fatto accigliare le femministe più ortodosse, ossessivamente programmate a scovare donne oggetto ovunque. Specie nelle più affascinanti.

Per fortuna sua, Pellin viene dopo queste epoche di eccessi. In più, è intelligente e consapevole di sé. Per lei l’eterno gioco della seduzione non corre il rischio di trasformarsi in giogo. Le sue, piuttosto, sono donne soggetto. Si riappropriano della femminilità, imparano nuovamente ad ammaliare.

La sua formazione scenografica si declina in opere dall'effetto scenografico

Hanno congedato il confessore e lo psicanalista. Semplicemente, desiderano e amano essere desiderate. Tornano ad ascoltare i vecchi trucchi delle nonne. Si fanno belle. Maniacalmente, spesso. Alternano alterigia a debolezza, malinconia e allegria, arrendevolezza e imprendibilità. Espongono colli lunghi e candidi, avvicinano un dito a bocche vermiglie e gonfie. Alludono, sospirano.

Non volti ma particolari di volti, presi di scorcio come fossero paesaggi

L’aria distante e assorta di chi, cosciente del proprio potere, finge di non curarsene. O, al contrario, guardano con timidezza, languidamente, di sottecchi, da sotto in su. La donna del terzo millennio è questa, con umori, contraddizioni, segretezze che sono quelli di oggi e di sempre. Così, mentre questa pittrice sembra eseguire ritratti, mette a nudo l’anima.

L'Autore

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Nella sua geografia dell’anima ha Venezia, la città natale, nel cuore e la Versilia eletta a buen retiro. Quando nell’adolescenza le chiedevano che cosa avrebbe desiderato fare da grande, rispondeva sicura: viaggiare e scrivere. Così, per raggiungere lo scopo, si è messa a studiare lingue prima, lettere poi.  E sono oltre 30 anni che pubblica romanzi, saggi, scrive articoli, gira per il mondo. Ci sono tre cose - dice - di cui non può fare a meno: il mare, la scrittura, il caffè. Ah: è il direttore responsabile di AW ArtMag.

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