Che cosa non si fa per portare gente ai musei
Che cosa non si inventa, pur di trascinare gente nei musei. Dopo aver aperto le porte ai nudisti felici di sentirsi, in virtù del costume adamitico adottato per l’occasione, opere d’arte fra le opere d’arte, ora è la volta delle mostre profumate.
Quadri da vedere e da annusare, insomma. Tutti al Barber Institute di Birmingham per la singolare experience, come oggi si usa dire dinnanzi a strampalate pietanze proposte da chef stellati, o a delle mostre immersive che catapultano il visitatore dentro l’opera, facendolo girovagare come un fantasma all’interno dei luoghi raffigurati.
Si va alle rassegne multimediali come al castello delle streghe alle giostre, in cerca di emozioni forti quanto fittizie. C’è da dire, tuttavia, che sebbene stravagante, “l’esperienza” offerta adesso dall’istituzione britannica si basa su radici solide.
Christina Bradstreet, curatrice dell’odorosa esposizione – Scent and art of preraphaelites, fino al 26 gennaio – è ferrata in materia. Nel 2022, pubblica con Penn State University Press Scented Visions: Smell in Art 1850-1914.
Punto di partenza: la puzza che domina incontrastata nelle città e nelle case dell’Inghilterra vittoriana. Un misto di lezzi di zolfo, carbone, scarichi industriali nei fiumi ed escrementi umani riversati sulle strade ammorba l’aria. Urge un profumo per legittima difesa.
È l’epoca in cui trionfano i maître parfumeur, con fragranze, a onor del vero, per intensità nauseanti pari al tanfo circostante. Ma il fetore è insopportabile e chi può corre a cospargersi il corpo (spesso senza lavarlo) di costose essenze. Con il risultato di offendere ancora di più le narici proprie e altrui.
Sullo sfondo di una società così maleodorante, si staglia la pittura pre-raffaellita, con le raffigurazioni di giardini fatati, con l’abbondanza di fiori e piante a evocare antidoti olfattivi.
Questa la lettura della Confraternita da parte di Bradstreet e la conseguente idea di accompagnare la visione dei dipinti con diffusori ideati da Puig (sponsor della manifestazione). Così, basterà appoggiare un dito sul marchingegno per essere inondati dall’odore delle rose al cospetto della Medea di Evelyn de Morgan, dell’erba tagliata di fresco davanti a The blind girl di John Everett Millais, dell’incenso di fronte a A Saint of the Eastern Church di Simeon Solomon.
C’è di che restare storditi. Potenza del profumo che arriva fino all’ippocampo, e da qui inebria, seduce, solleva il velo su ricordi sopiti nel tempo.
Proust, dopo aver annusato la madeleine, scriverà i sette volumi della Recherche. Noi, colpiti da mal di testa per eccesso di effluvi, ci accontenteremo di molto meno.