Oltre 120 opere, fra cui alcuni inediti, ripercorrono 60 anni della sua produzione artistica
In contemporanea con il Giubileo (17 settembre 2024/10 gennaio 2025) e a un anno di distanza dalla morte, a Palazzo Bonaparte a Roma è in atto un’ampia retrospettiva di Fernando Botero (a cura della figlia Lina e di Cristina Carrillo de Albornoz – fino al 19 gennaio 2025). In rassegna, oltre 120 opere realizzate in circa sessant’anni di attività, fra cui un Omaggio a Mantegna (1958) solo recentemente scoperto e mai esposto.
Incontriamo le sue personali rivisitazioni della Fornarina di Raffaello, del dittico dei duchi di Urbino Federico da Montefeltro e Battista Sforza di Piero della Francesca e dei ritratti borghesi di Rubens e Van Eyck. Inedita, inoltre, anche una sua versione dell’infanta da Las Meninas di Velázquez.
Rimane sempre fedele al suo stile: visi rotondi e paffuti, braccia grasse e tornite, volumi ironicamente debordanti
Ovviamente, in questa reinterpretazione di capolavori lontani nel tempo, Botero rimane totalmente fedele a se stesso e al suo stile: visi rotondi e paffuti, braccia grasse e tornite, volumi ironicamente debordanti (amava affermare di credere nel volume, in quanto espressione di una sensualità che genera piacere). Una sensualità prorompente e viva, di matrice tipicamente sudamericana, che trova il suo apice nei nudi femminili, come nell’acquerello dell’odalisca del 2023, presente in mostra: una donna completamente nuda offre le sue opulenti forme alla vista dello spettatore, pur mantenendo uno sguardo misterioso e indecifrabile, così da risultare allo stesso tempo accogliente e distante.
Enigmatico e quasi felliniano il Bagno Vaticano con un alto prelato immerso in una grande vasca piena d'acqua fino al bordo
Il ventre è prominente, simile a quello di una scultura antropomorfa precolombiana della dea madre della fertilità, quasi che l’autore volesse beffardamente tessere un filo conduttore, rappresentato proprio dalla sensualità delle forme, in grado di avvicinare simbolicamente più di dieci secoli di storia dell’arte, come a suggerire che la chiave per la comprensione del nostro mondo sia proprio la rappresentazione dell’essere umano e della sua fisicità.
L’esposizione include, inoltre, opere con i soggetti ricorrenti nella sua produzione, quali la corrida e il circo, così radicati nell’espressione ispanica di Goya e Picasso, rivisti in chiave più esuberante, allegra e colorata. Non mancano lavori con tematiche a lui care come la religione, la mitologia e la natura morta.
Fra questi, l’enigmatico e quasi felliniano Il Bagno Vaticano (olio su tela, 2006). Raffigura un alto prelato, forse un vescovo, sontuosamente agghindato in abito da cerimonia, con tanto di mitra sulla testa, adagiato e galleggiante in una grande vasca da bagno piena d’acqua fino al bordo; mentre un altro religioso, modestamente vestito, di dimensioni esageratamente più piccole e volutamente fuori scala (a significare il suo minore prestigio nella gerarchia ecclesiastica?) regge un asciugamano, attendendo la fine del singolare bagno.
Segue poi una sezione dedicata agli acquerelli su tela, una produzione più delicata e intimistica, inaugurata a partire dal 2019 nella stagione della senilità, quando approccia i temi familiari della sua poetica in maniera più introspettiva.