Un’esposizione incentrata sul Monumento a Balzac di Rodin
Una semplice vestaglia di gesso piegata su se stessa. Domestica, quasi povera. Forme un poco goffe, eppure potenti, evocatrici, astratte, d’avanguardia. Il Museo Rodin celebra un’opera poco conosciuta delle sue collezioni: lo Studio della vestaglia per Balzac di Auguste Rodin. Un’opera singolare, nata a corredo di un’altra: il Monumento a Balzac, una scultura in bronzo dello scrittore Honoré de Balzac, commissionata a Rodin dalla Société des Gens de Lettres, il cui modello fu realizzato tra il 1891 e il 1897 ma che fu rifiutato dalla committenza. Dopo anni di controversie, il monumento fu ufficialmente inaugurato nel 1939 sul boulevard Raspail a Parigi, cinquant’anni dopo la commissione iniziale e vent’anni dopo la morte di Rodin.
Ma perché?
L’idea di un monumento a Balzac fu concepita su proposta di Alexandre Dumas, subito dopo la morte dello scrittore nel 1850, ma il progetto venne abbandonato. Solo nel 1885 Émile Zola, presidente della Société des Gens de Lettres, rilanciò l’iniziativa, affidandone la realizzazione allo scultore Henri Chapu, che morì lasciando incompiuta la sua monumentale statua di tre metri d’altezza. Zola incaricò allora Rodin. Questo progetto ossessionò lo scultore per anni. Rodin si dedicò a studi e ricerche iconografiche su Balzac: dalla ricerca nella nativa Touraine al dagherrotipo dello scrittore scattato da Bisson nel 1842.
Rodin trova l'spirazione in una caricatura di Charivari che lo rappresenta in vestaglia bianca da domenicano
Ma è nelle caricature che l’artista trovò l’ispirazione, e in particolare in quella del Charivari che rappresenta Balzac nel suo abbigliamento da lavoro abituale: una vestaglia bianca da domenicano. La reazione dei suoi contemporanei, per i quali un grande uomo non poteva essere rappresentato piccolo e corpulento, lo spinse a nascondere quel corpo sotto le pieghe di un ampio drappeggio. Il calco di una vera vestaglia in gesso emerse così come la soluzione alla ricerca di una formula plastica capace di restituire l’idea di Balzac, senza rappresentarne esattamente il corpo.
La mostra, a cura di Marine Kisiel e Isabelle Collet, analizza come la percezione dei corpi influenzi la costruzione della loro immagine. Prendendo come punto di partenza il processo di creazione del Monumento a Balzac, l’esposizione Corps In.visibles invita a una riflessione più ampia sull’evoluzione della rappresentazione del corpo nello spazio pubblico.
Per questo la mostra si conclude con il confronto tra la statua di Balzac e un’opera dello scultore contemporaneo Thomas J. Price che rappresenta una donna nera anonima in tuta sportiva. Da un lato, un Balzac idealizzato ma difficilmente comprensibile per i suoi committenti alla fine del XIX secolo; dall’altro, la celebrazione monumentale di un’anonima, simbolo di una nuova diversità nella statuaria pubblica del XXI secolo.