Tema dell’esposizione: il dialogo con i dipinti degli anni ’20 di Mario Sironi
Apre il 23 gennaio 2025 e fino al 27 aprile presso le sale della TAIT Gallery “Nulla è perduto nonostante l’oblio. Ciro Palumbo, dialogo e confronto con le periferie di Mario Sironi”, impreziosita da un saggio di Roberto Mastroianni. La collaborazione con la giovane realtà espositiva torinese vede Palumbo attivo su più fronti (in programma mostre a New York, Parigi, Pisa) mentre ne condivide la decisa, illuminata e lungimirante politica di crescita reciproca.
Quello in oggetto è percorso espositivo voluto e studiato che vede l’artista entrare in assonanza diretta con uno dei grandi maestri del ‘900: nello specifico, con il Sironi degli anni ‘20, quello dei paesaggi urbani che assimilano in loro le spinte emotive di un futurismo tradito dagli eventi e quelle di una società post grande guerra in continua ascesa eppure profondamente mutata negli animi; di un ideale immaginifico che i surrealisti avevano preposto a ogni loro intervento e, parallela, di quella rivelazione intellettuale che era stata la metafisica; ma più di tutto, è il Sironi che accoglie in sé il rigore formale di un ritorno all’ordine come fiducia a ciò che ormai si era messo in moto.
entra in assonanza con i paesaggi urbani di Sironi e ne raccoglie l'eredità pittorica
Palumbo raccoglie la sua eredità pittorica, recuperandone quella dimensione storica sospesa e latente che Sironi percepiva come reale e inevitabile e che Palumbo invece rende intima e dirige verso una lettura più personale nella quale l’individuo in solitaria è chiamato a riflettere sui concetti di spazio (proprio) e tempo (eterno). Le sue città silenti, geometrie ideali composte di solidi stabili, accese nelle tonalità sempre care all’artista, sono adesso immerse in una generale atmosfera dimessa nella quale timidamente rari si presentano i suoi alberi, la luce artificiale di una finestra accesa in lontananza o quella di un sole pallidissimo e fuori campo che rende spettrale la composizione.
Una pittura ugualmente logica e misteriosa e, come in un sogno, sfuggente
Spettrale ma non meno attraente, ai limiti del misterico e iniziatico, eppure mai dimentica della quotidianità di un pensiero, di una riflessione o di quella speranza che, nelle sue opere, è sempre spinta alla conoscenza di sé, quel “desiderio di rivalsa” insito fin dagli esordi nelle rappresentazioni ideali. Tra la drammatica sostanza di una pittura ugualmente logica e misteriosa, tanto formale e rigorosa quanto come in un sogno sfuggente, l’occhio si muove alla ricerca di una planimetria efficace, di un elemento architettonico amico con il quale orientarsi, per poi lasciarsi all’abbandono dei sensi e al vagare con la mente all’interno di un universo sospeso tra l’adesso e il sempre.
Recupera la dimensione sospesa e latente del maestro, rendendola più intima e personale