Dipingere gli umili • Napoli: Emilio Notte alla Errico Casa d’aste

14 Aprile 2025

Scrigno di preziosi tesori, le case d’asta sono luoghi che emanano sempre un certo fascino. In speciali occasioni, si trasformano in spazi museali, in cui si celebra l’unicità degli artisti. All’interno di un ampio programma volto a ricostruire il tessuto storico delle esperienze artistiche che hanno caratterizzato Napoli e il Sud Italia, la Errico Casa d’aste ha inteso omaggiare con una mostra Emilio Notte, morto a Napoli nel 1982. Per l’occasione, si sono raccolte 90 opere.

Nato a Ceglie Messapica nel 1891, dopo vari trasferimenti giunge appena quindicenne nel capoluogo partenopeo, dove si iscrive all’Accademia di belle arti, per terminare gli studi a Firenze, dove andrà a vivere con la famiglia nel 1907. In Toscana, Notte, stimolato da un ambiente vivace, entra in contatto con personalità di rilievo, fra cui Lorenzo Viani, con cui condivide le tematiche degli umili e degli oppressi. Compiuti diciotto anni, l’artista espone le prime opere alla Biennale di Venezia, dove tornerà numerose volte. Nel 1912 conosce la pittura di Cézanne, che influenzerà molto il suo stile. L’incontro con Boccioni e Marinetti lo avvicina al futurismo; nel 1917 firma con Lucio Venna il “Fondamento lineare geometrico”, manifesto teorico del movimento in cui si riflette sull’antiastrattismo e sulla necessità della sintesi geometrica in pittura. Il futurismo di Notte si contraddistingue per la sua vocazione umanistica e per le figure dal tratto cubista. Ritornato indenne dal fronte dopo il primo conflitto mondiale, si trasferirà a Venezia, per studiare i pittori veneziani. Nei primissimi anni ’20, torna al verismo degli esordi fiorentini. Dopo una permanenza a Milano, nel 1924 va a vivere a Roma, dove insegna presso la Scuola libera del nudo dell’Accademia di belle arti. Pochi anni dopo, quella di Napoli gli affiderà la cattedra di decorazione: qui viene molto amato dagli studenti, che lo ammirano per la sua innata capacità “di aprire finestre significative sulle avanguardie storiche”. Il trasferimento definitivo nel capoluogo campano avviene però solo nel 1936, perché osteggiato da intellettuali locali. Nel frattempo, continua a vivere nella Capitale, partecipando alle più importanti esposizioni nazionali, tra cui le Quadriennali di Roma (1931-1959). Nel 1940, è chiamato ad affrescare il Mito di Enea nel salone d’onore del palazzo degli Uffici della Mostra d’Oltremare di Napoli, mentre nel 1939 viene nominato direttore dell’Accademia partenopea. Nel 1982, anno della morte, è nominato membro dell’Accademia Pontiana. Grazie alla sua vivace personalità, Notte esplora con dedizione le correnti artistiche del primo ‘900 e nel suo stile di rottura si rintracciano influenze di Cézanne e di Renoir. Questa mostra conferma il suo interesse per i semplici e gli oppressi. In Cieco con cane, per esempio, traspare tutta la sofferenza degli ultimi. La malinconia della solitudine pervade anche in Arlecchino: neanche il variopinto colore dell’abito riesce a stemperare il grigiore dello sfondo. La penombra cubista di Prima dello spettacolo contrasta con la morbida nitidezza di una Ballerina aiutata a indossare il costume. Diverse le nature morte (alcune sgargianti), intensi i nudi femminili; in particolare quello di una donna bruna mentre offre allo sguardo affamato dell’osservatore le forme conturbanti. Spiccano all’ingresso della rassegna: Gli oggetti (1966), Le allieve e Autoritratto. In esposizione anche i disegni, realizzati con tratto frenetico, a esprimere l’immediatezza della sua arte.

 

Emilio Notte
Napoli
Errico Casa d’aste
A cura di Francesco Bruschini

L'Autore

Articoli Correlati

Related articles not found!

Articoli Recenti

I più letti di oggi