Da oltre trent’anni, esplora le questioni sociali, etiche e politiche che dividono gli Stati Uniti
Ritratti come dipinti fiamminghi, oggetti come nature morte, fotografie che sembrano pitture classiche senza rinunciare al loro carattere pop. Il Museo Maillol propone, fino al 20 ottobre, “Ritratti dell’America”, a cura dell’agenzia Tempora, un viaggio nell’opera dell’artista americano Andres Serrano, dalle prime realizzazioni degli anni ‘80 fino alle creazioni più recenti.
Nato nel 1950 a New York, da una famiglia di origine honduregna e afrocubana, cresce in un ambiente fortemente segnato dal cattolicesimo. Fin dalla giovane età, trova ispirazione nella pittura religiosa, nei pittori del rinascimento e del barocco. La scoperta della fotografia durante gli studi al Brooklyn Museum and Art School getta le basi per il suo approccio artistico.
IN RASSEGNA ANCHE PISS CHRIST, LA FOTO DI UN CROCIFISSO IMMERSO NELL'URINA DELL'ARTISTA CHE HA SCATENATO UN VESPAIO DI POLEMICHE
Da oltre trent’anni, esplora le questioni sociali, etiche e politiche che dividono gli Stati Uniti. La sua opera mette in luce i volti e i corpi degli oppressi, delle minoranze, dei dimenticati del sogno americano e intende contribuire al dibattito sull’identità del Paese.
Innanzitutto le serie Body Fluids (1986) e Immersions (1987) e soprattutto l’opera che lo ha reso celebre: Piss Christ, la fotografia di un crocifisso immerso nell’urina dell’artista, che ha scatenato una tempesta di proteste nei circoli conservatori del mondo intero. Da allora, Serrano non ha mai smesso di mettere in discussione i valori consolidati della società occidentale.
DECOSTRUISCE LA REALTÀ INSERENDOLA NELLA TRADIZIONE DEI GRANDI FORMATI DELLA PITTURA RELIGIOSA E STORICA, DA CARAVAGGIO A GÉRICAULT
Con la serie Nomads (1990) esplora il mondo della precarietà, ritraendo i senzatetto che la coscienza borghese finge di non vedere. Il percorso continua in The Klan (1991), dove mette in scena i capi del suprematismo bianco, e in Native Americans (1995-1996), i ritratti delle popolazioni autoctone americane. L’artista invita a riflettere su ciò che l’immagine mostra, al di là dell’inganno estetico. Dietro la bellezza di un crocifisso, c’è la sofferenza; al di là del metallo luminoso di una pistola, c’è la morte; oltre alla forma pittorica della tunica e del cappuccio, ci sono l’odio e il razzismo. L’artista sembra non voler mai prendere posizione, ma i soggetti parlano da sé: The Morgue (1992) mette in scena la morte, Objects of Desire (1992) espone le conseguenze mortali del secondo emendamento che garantisce a tutti il porto d’armi; Holy Works (2011) mette in luce l’isteria religiosa; Torture (2015) la violenza dello Stato; Infamous (2019) la permanenza dei pregiudizi razziali e sessuali.
RITRATTI COME DIPINTI FIAMMINGHI, OGGETTI COME NATURE MORTE, FOTOGRAFIE CHE SEMBRANO PITTURE CLASSICHE SENZA RINUNCIARE AL LORO CARATTERE POP
Andres Serrano decostruisce la realtà di questi argomenti inserendoli nella tradizione dei grandi formati della pittura religiosa e storica, da Caravaggio a Géricault. Così, i soggetti banditi dall’arte tradizionale trovano nella sua opera il mezzo per fiorire e diventano metafore esistenziali.
Gli Stati Uniti sono il simbolo della democrazia e delle sue contraddizioni. L’opera Blood on The Flag (2001) e la serie Stars and Stripes trasformano la bandiera nel ritratto della forza occidentale e delle sue derive. Così il ritratto Donald Trump (America) (2004) e la serie The Game: All Things Trump (2019), che mette in scena cinquecento manufatti inerenti la vita del magnate statunitense durante il suo primo mandato come presidente, assumono il ruolo di un presagio. Il destino americano e mondiale si costruisce ogni giorno. In attesa dell’elezione in novembre del 47º Presidente del Paese più potente del mondo.