L’artista, scoperto dalla galleria Daniele Comelli, espone ora all’Art Context di Miami
In costante e provocatorio equilibrio tra critica sociale e revival storico, Daniele Oldani racchiude, oggi, molte chiavi della comunicazione contemporanea. È ironico, dissacrante, colto ma privo di saccenza, anzi: i riferimenti presenti nelle sue opere spaziano dai maestri indiscussi ai personaggi popolari, dagli eroismi dei comics alle tragiche storie di vita degli artisti del ‘900.
Prima di approdare alla pittura, infatti, lavora come tatuatore, illustratore Warner Bros e frequenta la scuola del fumetto a Milano, una città che marca anche come writer, nell’atto di partecipare a un mondo contro-culturale che completa il background tecnico di un artista capace di guadagnare l’attenzione di un pubblico non pagante e di sintonizzarsi sulle sfumature del suo passaggio.
L’acrilico e il pastello a olio acquistano, per Oldani, un ruolo di primo piano e la tela diviene il supporto su cui esprimere lucide visioni, evidenziare nodi di un mondo colmo di contraddizioni, a volte divertenti, più spesso amare.
La tela per lui è il supporto per evidenziare un mondo colmo di contraddizioni a volte divertenti, spesso amare
In mostra all’Art Context di Miami, uno degli appuntamenti più attesi sul panorama internazionale, i lavori sono promossi in Italia anche da Daniele Comelli, gallerista capace di scommettere sugli emergenti – prima online e in un suo spazio espositivo a Genova appena inaugurato – e di mescolarli a firme blasonate, in un ventaglio di proposte ampio per quanti desiderino contribuire a un collezionismo tailor-made.
Così, troviamo in Accardigliani gli occhi quasi alieni e i colli allungati delle figure di Amedeo Modigliani sugli struzzi di Angelo Accardi, mentre i due autori si stagliano, seduti in bianco e nero uno accanto all’altro, su un metaverso colorato, frenetico, quasi vandalizzato da scritte al contrario. Una fusione stilistica che richiama il legame tra passato e presente e, assieme, rappresenta un omaggio a due pilastri della sua ispirazione.
In Bad habits, Michelangelo si trova alle prese con Warhol e Basquiat che incarnano, nella Pietà stravolta di Oldani, la Madonna e un Cristo esanime. La tensione drammatica della composizione, così come il titolo, ricordano la morte prematura per overdose del pupillo della pop art, in contrasto disturbante con l’ambiente vivace e denso di elementi commerciali.
Non manca una dura riflessione anche in Only tv can judge me. Stavolta, oggetto della contestazione sono i mass media, colpevoli di creare riti e divinità potenti e controllanti, rappresentati qui dalla Vergine con il volto di Maria De Filippi incastonato in un televisore, di fronte a un pubblico assuefatto in preghiera. Sullo sfondo, una collina sormontata da parabole e dalla scritta “Cinecittà” trasfigura una Hollywood in versione romana, tronfia e primeggiante.
La sfida è rivolta ai fruitori dallo sguardo attento: scoprire il simbolo e l’elemento metaforico nel dipinto per ipotizzare sfaccettature interpretative e collegamenti tra l’anima dell’artista e la realtà di tutti i giorni metterà alla prova anche le loro credenze.