Quei bambini candidi e malvagi - Bilbao: Al Guggenheim in mostra Yoshimoto Nara

30 Agosto 2024

In rassegna l’intera produzione dal 1984 a oggi

Al 2019 risale il record d’asta di Yoshimoto Nara: circa 25 milioni di dollari battuti da Sotheby’s Hong Kong per *Knife Behind Back* (2000), a pochi mesi dai 4,5 milioni di dollari di *Sleepless Night (Cat)* (1999) da Christie’s Hong Kong. 

In entrambi i casi, il soggetto, ricorrente nei lavori dell’artista, è un bambino o una bambina a cavallo tra candore e malvagità. Forse, secondo Nara, è proprio il mondo degli adulti a contaminare, inevitabilmente, la purezza per antonomasia, l’innocenza dell’infanzia, nutrendo di minacciosità machiavelliche volti e pose degli effigiati. 

IN ALCUNI DIPINTI, I FANCIULLI NASCONDONO COLTELLI E SEGHE, A RAPPRESENTARE UN INTENTO MALIGNO

Addirittura, in alcuni dipinti, i fanciulli nascondono coltelli, seghe, sigarette, troppo piccoli per essere individuati al primo sguardo ma anche per rappresentare un reale intento maligno. Attingono, probabilmente, queste tensioni a un senso di colpa comune, legato a un giudizio personale e sociale sempre più rigido e pressante con l’avanzare dell’età che idealizza ricordi evanescenti e stracolmi di rimpianto di un agire leggero, privo di responsabilità, di autocritiche e di mali “necessari”. 

Di fatto, sono le contraddizioni a rendere i personaggi rotondi, vivi in una narrazione, a convincere il pubblico ma anche il collezionista, pronti a liberare la propria immaginazione sul finale lasciato aperto di queste scene tenere e inquietanti, di cui il maestro giapponese ci rende spettatori. 

YOSHIMOTO CONIUGA TRADIZIONI VISIVE ORIENTALI E OCCIDENTALI GRAZIE ANCHE AI LUNGHI ANNI DI FORMAZIONE IN GERMANIA

Accade che ingredienti diversi trovino combinazioni interessanti e armoniche, altro aspetto della cifra di Yoshimoto, che coniuga perfettamente tradizioni visive orientali e occidentali, grazie anche alla lunga formazione in Germania dove, studiando con A. R. Penk, assorbirà le influenze del neoespressionismo tedesco nella prima parte della carriera. 

Vivrà in Europa, fino all’anno 2000, un senso di isolamento dovuto alla difficoltà nell’esprimersi in una lingua non conosciuta che trasferirà nella poetica assieme a riferimenti tratti dalla musica punk, folk e alternative rock di cui è cultore, mescolati a simboli spirituali e naturali tipici delle due culture che caratterizzano la sua storia.

A Bilbao, il Guggenheim intende celebrare l’intera produzione dell’artista, dal 1984 a oggi, con la prima grande personale in Spagna (fino al 3 novembre, a cura di Lucía Agirre). L’esposizione, organizzata per aree tematiche e non cronologiche, è una panoramica su un fenomeno artistico originale, di successo e con una forte identità, anche per questo divisivo, che ha saputo, con dipinti, sculture, disegni e installazioni, strutturare un linguaggio figlio del suo tempo, in una comunione di mondi, attraverso l’universalità della malinconia.

L'Autore

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Giornalista pubblicista e assistente di redazione. Dagli studi linguistici rimbalza a quelli di ingegneria e approda nel digital marketing, attraverso un processo di liberazione cinetica. Performer in una galleria di Pietrasanta, conosce nel 2019 il direttore di AW ArtMag a cui si lega professionalmente, unendo la sindrome di Stendhal per Boltanski all’esaltazione per l’editing. In ufficio, è tête-à-tête col pc. A casa, guarda dalla finestra, pensa, scrive e progetta il prossimo reportage.

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