L'arte dell'assurdo e della leggerezza • Torino: Grande antologica per il centenario della nascita di Mario Merz

L’ampia retrospettiva è ospitata nella sede della fondazione che porta il suo nome

La fondazione Mario Merz ospita fino al 2 febbraio “Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola”, titolo tratto dagli scritti dell’artista, tra l’altro insignito nel 2003 in Giappone del prestigioso Praemium Imperiale. Una prima parte della mostra, inaugurata lo scorso febbraio, era accompagnata dalla presentazione del “Catalogue raisonné. Mario Merz. Igloo” e dal video-documentario “Che fare?/Mario Merz”. Ora, una seconda parte della rassegna prende le mosse a partire dal concetto legato alla necessità di individuare la natura profonda nascosta dietro ai modelli, per arrivare alla radice ultima del pensiero umano, il quale nella sua diversità e articolazione è sempre definito da leggi che sfuggono allo scorrere del tempo e alla varietà degli ambienti.

Nel 2003, in Giappone, è stato insignito del prestigioso Praemium imperiale

Le opere in esposizione assecondano la volontà degli organizzatori di evidenziare i principali concetti che hanno animato Merz, attraverso un percorso che, citando sempre l’artista, “mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola”.

Ecco che ai riflessi dorati emanati dall’Igloo Senza Titolo (foglie d’oro) del 1997 si abbinano, completando l’atmosfera onirica e l’afflato poetico, l’opera Quattro tavoli in forma di foglie di magnolia del 1985 (esposti per la prima volta in Europa) e la delicata trasparenza dei vasi di L’horizont de lumière traverse notre vertical du jour del 1995.

Per lui, il pensiero è sempre definito da leggi che sfuggono al tempo e allo spazio

Si aggiungono anche le installazioni di due altri igloo oltre a un imponente dipinto del 1983: Geco in casa. L’ordinamento espositivo è basato sui criteri di Merz, all’insegna di un apparente disordine che in realtà asseconda una sua precisa convinzione: strutturare dialettiche fra i lavori, in modo da creare un terreno fertile per una polisemia, una struttura interpretativa aperta, che lasci da un lato spazio alle ulteriori narrazioni soggettive del fruitore e, allo stesso tempo, favorisca metamorfosi di senso e la ricomposizione di unioni armoniche e imprevedibili.

In rassegna anche gli Igloo e i Quattro tavoli in forma di magnolia esposti per la prima volta in Europa

Una degna celebrazione che ricorda anche i 70 anni dalla prima personale nel 1954 alla galleria La Bussola di Torino e i 40 anni trascorsi dall’installazione della Serie di Fibonacci alla Mole Antonelliana (sempre a Torino) nel 1984. Dieci anni dopo, la stessa operazione verrà compiuta sulla ciminiera della compagnia elettrica di Turku in Finlandia.

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