La marchesa di Urfé offrì a Giacomo Girolamo Casanova grosse somme di denaro da investire in manifattura di tessuti. Era in esilio a Parigi, dopo essere fuggito dai Piombi, arrestato con l’accusa di libertinaggio. Casanova (Venezia 2 aprile 1725, Duxin, Boemia, 4 giugno 1798), il primo grande amatore italiano del’700, visse da libertino, tra viaggi, fughe, avventure, innumerevoli conquiste e nessun pentimento. A palazzo Mocenigo a Venezia, è in corso la mostra “Il seduttore. Il rinnovamento dell’immagine maschile al tempo di Casanova” (fino al 27 luglio – a cura di Roberta Orsi Landini e Chiara Squarcina). Approfondisce i mutamenti estetici e sociali nella città lagunare nel XVIII secolo, di cui Casanova è protagonista come amante, diplomatico, scrittore, spia. Sono esposti esemplari provenienti dalle collezioni del palazzo e dal Museo Stibbert di Firenze. Mettono in evidenza la progressiva trasformazione dell’abbigliamento, da espressione di potere e forza a simbolo di raffinatezza, cultura e sensibilità. La moda di quegli anni, che si codifica principalmente nel completo di tre pezzi - marsina, gilè e calzoni - si affina e si semplifica, abbandona le ridondanze delle epoche precedenti e anticipa l’eleganza discreta che ancora oggi caratterizza il vestire maschile. Cinque le sezioni: “La vita di società” con le conversazioni, i salotti e la mondanità, dove il precedente stile sontuoso e carico di simbolismo si adatta a un nuovo modello di seduzione, non più ostentazione di forza, ma di arguzia, cultura e galanteria; “La marsina: verso un fascino rassicurante”, risente l’influenza dell’Illuminismo, il vestito perde rigidità e decorazioni fastose per assumere una linea più essenziale e sofisticata; “Le armi della seduzione: i colori, la seta”, in una Venezia che gioca un ruolo chiave nella produzione di tessuti raffinati e serici, dai disegni innovativi e dai colori audaci, a dettare legge in materia di eleganza; “Il gilè, ovvero lo svelamento della personalità”, diventa il dettaglio distintivo del gusto individuale, con ricami e motivi a rivelare la personalità e le inclinazioni di chi lo indossa; “Il fasto della corte” sottolinea l’abbigliamento come espressione di potere e status sociale. La magnificenza delle stoffe, l’abbondanza di ricami in oro e argento, l’uso di pietre preziose distinguevano i nobili e gli alti dignitari, a sottolineare il loro ruolo nell’élite.
Venezia
Museo di Palazzo Mocenigo
A cura di Roberta Orsi Landini, Chiara Squarcina
Fino al 27 luglio