Se qualche mese fa il tema dominante sul web e sui social riguardava Botticelli e la pubblicità, oggi i media sembrano aver individuato un target completamente diverso per la periodica invasione delle nostre bacheche virtuali: gli NFT sembrano non avere più valore. Una notizia questa tanto tragica per chi li possiede quanto entusiasmante per tutti coloro che si erano schierati contro questa nuova forma d'arte e che adesso si ergono orgogliosi coi loro "io l'avevo detto". Il tecno-dramma internazionale relativo ai token non fungibili, del resto, si palesa dopo che la loro morte era già stata dichiarata, sancita e certificata più volte dalla stampa generalista. Ma, ironia a parte, le cose stanno davvero così? Secondo quanto riportato da gruppo di ricercatori, e poi diffuso da prestigiose pubblicazioni come Rolling Stone e The Guardian, il 95% degli NFT non avrebbe più alcun valore sul mercato.
Per essere più precisi, su un campione di 73.257 NFT, 69.795 non hanno più valore. La prima riflessione che mi viene in mente è che per fortuna i ricercatori non hanno esteso questa analisi al valore delle opere d’arte tradizionali (fisiche) vendute sui vari portali di vendita darte online prêt-à-porter. Questo ci evita probabilmente un attacco depressivo, considerando l’andamento del primo mercato. Mi chiedo anche se sia corretto affermare che il 95% degli NFT non ha più valore, vista la genericità di questa asserzione. In sostanza, un NFT è un’entità digitale su blockchain associata a un’opera d’arte, ma può rappresentare video, animazioni, immagini, foto, grafiche, suoni, musica, raffigurazioni 3D e altro ancora. Gli NFT possono essere creati e depositati su blockchain da chiunque, inclusi artisti più o meno famosi. Ma che tipo di campione è stato esaminato in questa ricerca? Non è dato saperlo. Chi segue il settore sa che ha vissuto un periodo di enorme visibilità e che è stato contraddistinto da un mercato fortemente gonfiato da un entusiasmo probabilmente esagerato. È noto anche che questo entusiasmo sia stato spinto oltre ogni limite dai grandi speculatori per realizzare profitti finanziari enormi. Oggi, tutto ciò sta scomparendo rapidamente e quanto una volta era definito un mercato in FOMO (Fear Of Missing Out/paura di perdere loccasione) si sta trasformando in un mercato artistico più credibile e sostenibile. Chiedersi quali NFT non hanno più valore porta a riflettere sul fatto che molte “opere” create in un periodo di fervore artificiale avrebbero potuto tranquillamente evitare di nascere. Oggi, fortunatamente, chi era entrato nel settore solo alla ricerca di facili guadagni se ne sta andando a mani vuote verso altre opportunità.
L’attuale stato del mercato degli NFT non è così negativo. Coloro che si inventavano artisti con l’illusione di arricchirsi rapidamente non saturano più i marketplace. Al contrario, ogni giorno nascono percorsi creativi carichi di grande innovazione. Lo strumento tecnologico si presta particolarmente a questo scopo. La sostenibilità del mercato ringrazia e i collezionisti che possono acquistare a prezzi competitivi sono contenti delle molte opportunità offerte da questo settore.