Come orientarsi fra gallerie virtuali, metaverso, marketplace
Si sente spesso parlare di NFT (Non Fungible Token), una tecnologia che ha reso possibile l’esplosiva espansione dell’arte digitale negli ultimi 3 anni, ma quasi mai si pone l’accento su un’enorme rivoluzione che la blockchain ha introdotto nel mondo dell’arte: la decentralizzazione.
Senza voler entrare troppo nel dettaglio possiamo enunciare che internet negli ultimi tempi ha avuto una sua piccola ma sostanziale auto-riforma passando dal web2 al web3, ovvero un sistema in cui gli utenti diventano proprietari dei propri dati e contenuti e, come tali, possono trarne profitto. Stiamo parlando di qualsiasi tipo di contenuto, audio, video, testo e, in ultima istanza, ovviamente anche di contenuti artistici.
Ma cosa significa arte decentralizzata? Con gli NFT gli artisti possono creare arte immateriale e depositarla sul proprio wallet, che è una porzione di blockchain di loro esclusiva proprietà, e proporla direttamente a un pubblico di fruitori e acquirenti attraverso una serie di piattaforme, social media, gallerie virtuali, metaversi, marketplace, in modo da ottenere interazioni dirette senza che ci siano intermediari. Si parla infatti in questi casi di disintermediazione del processo di comunicazione, il risultato è che gli artisti, o più in generale gli utenti, non devono rendere conto a nessuno per quanto riguarda la produzione e gestione dei propri contenuti e non possono essere condizionati o, per esempio, sottostare ad alcun tipo di censura.
Un mondo nuovo, come detto, un universo completamente diverso, dove l'artista intraprende un rapporto diretto e continuativo con la propria audience che oggi più propriamente chiameremo community; ed è proprio la community il centro pulsante dell'attività comunicativa e spesso artistica degli odierni produttori di creatività. Ogni giorno, infatti, l’artista “decentralizzato” dialoga con essa confrontandosi su temi centrali come lo sviluppo di nuovi percorsi creativi, le politiche commerciali, le strategie di prezzo, la partecipazione ad eventi e mostre. Si aggiunga che molto spesso l'artista offre ai propri seguaci la possibilità di accedere in anteprima all'acquisto di nuove creazioni o, addirittura, di averne alcune gratuite in casi di promozioni particolari. È una comunicazione assidua e profonda quella che avviene tra l'artista e la propria community e, in un rapporto dialetticamente proficuo, il progetto artistico cresce in qualità e visibilità.
Se si aggiunge, poi, che un'altra fondamentale caratteristica dell'arte NFT scambiata sulla blockchain è la trasparenza, possiamo immaginarci questo nuovo mercato dell’arte decentralizzata come un flusso continuo di informazioni dove artisti, curiosi e collezionisti assorbono ininterrottamente informazioni e contenuti rilevanti in merito ai propri interessi. L’esperienza e il vantaggio della decentralizzazione non riguardano, dunque, solo i creatori di contenuti, ma anche i fruitori stessi. Oggi, si possono acquistare tramite web3 e blockchain gli NFT rappresentativi di opere d’arte digitali statiche o animate, musica e perfino testi; edizioni uniche o limitate passano direttamente dal wallet del creatore al wallet dell’acquirente.
Ma c'è di più: questo sistema permette lo sviluppo di una modalità di distribuzione delle royalties relative alle vendite delle opere nel secondo mercato che è assolutamente equo e totalmente trasparente. Al momento della creazione di un'opera, infatti, l'artista può decidere se in tutte le vendite che ne verranno fatte ci saranno diritti da pagare e a chi saranno destinati, se andranno al solo suo wallet o, per esempio, se verranno divisi tra diverse entità, ivi comprendendo magari qualche fondazione di carità. Un tema importante, specialmente ora che gli enti preposti a questa funzione sono totalmente centralizzati e hanno un comportamento spesso poco comprensibile, lo sa bene la testata su cui viene pubblicato questo articolo.
In ultima analisi l'odierna visione decentralizzata del panorama creativo e commerciale del mondo dell'arte è, a mio modo di vedere, un enorme upgrade da molti punti di vista e una giusta correzione a vecchi vizi e malcostumi del vecchio mondo dell'arte; un sistema eticamente più evoluto, tecnologicamente più avanzato, più stimolante e veloce che favorisce la crescita spontanea di fenomeni artistici che nascono dal basso, con artisti che non devono imparare a vendere le loro stesse persone come burattini da vernissage, curatori che iniziano a produrre effettivamente contenuti di qualità anziché perdersi in ragnatele di relazioni, collezionisti liberi di dare espressione al proprio gusto, tuffandosi nel continuo abbondante flusso creativo ininterrotto della rete. È un mondo che ha i propri limiti, ovviamente, ma anche dei grossi pregi: per esempio quello della sostenibilità e, in un pianeta che ci sta chiedendo in ginocchio di fermarci, forse bisognerebbe considerarlo un fattore fondamentale.