Oliviero Toscani muore a Cecina il 13 gennaio 2025, a 82 anni, dopo una estenuante malattia: la amiloidosi. Nasce a Milano il 28 febbraio 1942, quando una lunga carriera prende vita. Uomo pungente, riverserà carisma e audacia negli scatti che lo celebrano sul panorama internazionale come uno dei più influenti fotografi dell’età contemporanea. A 14 anni, ritrae Rachele Mussolini a Predappio durante la cerimonia di tumulazione del Duce; l’intuizione varrà la pubblicazione sul Corriere della Sera, dove il padre lavora come fotoreporter. L’incipit artistico è prematuro quanto ardimentoso. Non si tratta della mano fortunata di un adolescente spregiudicato ma della prima di una serie di lucide folgorazioni di uno sguardo acuto, vorace di protagonismo. La sua indole provocatoria lo rende presto divisivo, come le forti personalità spesso sono. La pubblicità gli dona la visibilità che valorizza il suo mix di creatività, pugno allo stomaco, impegno sociale. Negli innocui gelati (Algida), nei comuni jeans (Jesus - Chi mi ama, mi segua, 1973) inserisce messaggi sfidanti per il buon costume e fa breccia nel cuore degli eserciti di cultori e di oppositori: alla base di ogni scelta estetica troviamo le sue idee, la sua sensibilità, difese a spada tratta, esposte al pubblico, sottoposte al suo giudizio. È un approccio avveniristico per il mondo della comunicazione, che lo corteggia: designer come Fiorucci, Chanel, Valentino, riviste patinate come Vogue, Elle, GQ, Harper’s Bazaar vogliono essere rappresentate dal suo stile, sempre più diretto. La collaborazione con il marchio Benetton, dal 1982, è una parte cruciale della produzione. Alcuni soggetti delle campagne sono scioccanti per la morale corrente: nel 1986 un palestinese e un israeliano che condividono un mappamondo, nel 1991 un prete e una suora che si scambiano un bacio, nel 1992 l’attivista David Kirby malato di aids che giace sul letto e, poi, la lotta al razzismo come nella fila di tre cuori umani di altrettante etnie nel 1996, i gesti di affetto, le mani sovrapposte, l’allattamento, il contatto fisico e simbolico tra individui identificati solo dal colore della pelle. Naviga tra luci del successo e ombre dei processi. Con Benetton, per conto della quale dirige anche la rivista Colors e il centro culturale Fabrica, finisce l’alchimia quando lo stato del Missouri gli attribuisce la colpa di aver ritratto con l’inganno alcuni condannati a morte. Come il nostro direttore, Lorella Pagnucco Salvemini, ha avuto modo di dire nel suo libro “Benetton/Toscani. Storia di una avventura” (Bolis edizioni, 2002, 162 pp, euro 45) “viviamo in una strana società. Dove l’arte tace, la pubblicità straparla”. Non sarà l’unico atteggiamento controverso di Toscani: diffamazione, vilipendio, citazioni in giudizio caratterizzano un fiume in piena, un’intensa e inarrestabile forza espressiva che alcuni definiscono sciacallaggio. Rilascia interviste tranchant e dichiarazioni prive di freni inibitori, che lo mettono nei guai e lo rendono inviso a chi ne declama le contraddizioni, a chi ne cita il fatturato come prova del suo invischiamento con le regole spietate del profitto. Nel 2007, per il brand Nolita, in un lavoro dai risultati crudi, coraggiosi, sconvolgenti contesta i canoni di magrezza della moda e coglie il dramma di Isabel Caro, una testimonial anoressica destinata a morire qualche anno più tardi. Non fa solo gola agli enti pubblici come la Croce rossa e le Nazioni unite per veicolare appelli ma anche le star vogliono vedersi attraverso i suoi occhi: Andy Warhol, Muhammad Ali, John Lennon, Lou Reed, Federico Fellini, Carmelo Bene, Mick Jagger, Monica Bellucci. Nel corso della sua professione, si esprime contro la guerra, la violenza, le discriminazioni, l’omofobia, l’aids, il bullismo, la mafia, le stragi del sabato sera. Dirà, in un’intervista al Corriere della sera, in merito alle sue condizioni di salute dopo aver scoperto la malattia, di essere passato “dall'avere 30 anni ad averne 80”, ma aggiungerà “sono sempre stato libero”. Eroe brutale o villain visionario, senza dubbio, Oliviero si è impresso con le sue immagini. Ha testimoniato la complessità del nostro tempo. Lascia un travolgente spirito rivoluzionario.