Clochard brucia la Venere degli stracci di Pistoletto - Siamo alla Legge del Contrappasso

Certo, l’immagine delle fiamme che si elevano alte in Piazza Municipio a Napoli è perfino affascinante nella sua potente forza distruttrice. Uno spettacolo che lascia senza fiato e sgomenta, come inarrestabili colate di lava incandescente che tutto travolgono, come deve essere accaduto con l‘eruzione del Vesuvio nel 79 d.c. a Pompei ed Ercolano, proprio a pochi chilometri da qui. Ma vediamo di non esagerare, di tenere a bada memoria e associazioni mentali azzardate (la terra dei fuochi, con i suoi fumi neri a spargere diossina nell’aria, altro esempio). A bruciare è solo - si fa per dire - la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto. A pochi giorni di distanza dalla sua collocazione in piazza Municipio, la riproduzione in resina alta 10 metri di Bertel Thorvaldsen, il più frigido fra gli scultori neoclassici, e la montagna di stracci a corredo dell’installazione sono ridotte in cenere. Resta lo scheletro metallico, annerito, solitario e desolante testimone dello scempio subito, reperto archeologico innanzi tempo. Artista e sindaco parlano subito di ricostruzione. Peccato. La nuova opera generata dal rogo è a suo modo un capolavoro e fa di Pistoletto un Giordano Bruno della contemporaneità, un genio incompreso,
un martire votato a una sacralità dell’arte vilipesa e misconosciuta. Perché rinunciarci? Tanto più che l’umanità non rimane priva di questa Venere concepita nel 1967 e dispone delle versioni esposte alla Fondazione del maestro a Biella, al Castello di Rivoli, alla Tate di Liverpool e al Madre nella stessa Napoli, se proprio si strugge dalla nostalgia. Del resto l’installazione, come buona parte delle elaborazioni concettuali, di primo acchito non suscita ammirazione, va studiata per essere compresa. In sintesi: la Venere come simbolo della bellezza immortale, intesa secondo il pensiero di Socrate e Platone per i quali bello è buono (Kalòs kai agathòs), viene contrapposta al cumulo di stracci, squallida visione a emblema di chi siamo e di che cosa produciamo.

Il lavoro, da protesta contro il consumismo negli anni ‘60 e ‘70, aveva finito per riciclarsi nell’ultima edizione partenopea con l’assunzione di sfumature ecologiste, più pertinenti alla attuale sensibilità collettiva. Poetica del rifiuto per denunciare il rifiuto.

La polizia ha fermato un clochard di 32 anni, probabile colpevole della ferocia iconoclasta. Uno scarto della società avrebbe, dunque, bruciato quanto la società scarta.
Lo straccione che dà fuoco agli stracci: siamo alla legge del contrappasso, abbiamo quanto meritiamo.

L'Autore

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Nella sua geografia dell’anima ha Venezia, la città natale, nel cuore e la Versilia eletta a buen retiro. Quando nell’adolescenza le chiedevano che cosa avrebbe desiderato fare da grande, rispondeva sicura: viaggiare e scrivere. Così, per raggiungere lo scopo, si è messa a studiare lingue prima, lettere poi.  E sono oltre 30 anni che pubblica romanzi, saggi, scrive articoli, gira per il mondo. Ci sono tre cose - dice - di cui non può fare a meno: il mare, la scrittura, il caffè. Ah: è il direttore responsabile di AW ArtMag.

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