Riflessioni sulla solidarietà

27 Settembre 2024

Che la solidarietà abbia a che fare con “il vil denaro” non è subito ovvio, eppure il termine deriva da *solidum*, soldo che veniva pagato ai combattenti professionisti, i “soldati”. Pagare in *solidum* caratterizza ancora, in ambito giuridico, un legame di interdipendenza tra debitori.

La parola, durante la rivoluzione francese, dilata i confini del suo significato per giungere all’orizzonte etico di solidarietà, che indica vicinanza e condivisione.

Le Armerie dell’Arsenale ospitano, nell’ambito della 60a Biennale veneziana, il Padiglione dell’Ucraina con *Net making/Fare rete*: opere che, ispirate alla realizzazione di reti mimetiche per i soldati al fronte, rimandano alla rete che gli esseri umani, figli della stessa terra, dovrebbero fare tra di loro in una comunione che stringe “i mortali in social catena” (G. Leopardi, “La ginestra”).

“Siamo con voi nella notte”, brilla la scritta a led di Claire Fontaine – collettivo le cui sculture al neon hanno dato il titolo *Stranieri ovunque* all’attuale Biennale – sul muro del carcere femminile alla Giudecca, che ospita il Padiglione della Santa Sede. I curatori, Bruno Racine e Chiara Parise, hanno reso le storie delle detenute parabola di sofferenza e sogni condivisi attraverso voci che danno voce all’umanità intera in una sorellanza che illumina il buio.

“Se potrò impedire ad un cuore di spezzarsi / non avrò vissuto invano / se allevierò il dolore di una vita / o guarirò una pena / o aiuterò un pettirosso caduto / a rientrare nel nido / non avrò vissuto invano" (E. Dickinson).

I solidi, unità strutturate con facce interdipendenti, possono divenire, in scultura, fantasie geometriche. Felice esempio di connubio solidale ha preso vita nella fornace dello Studio Berengo, a Murano, tra uno dei maggiori artisti contemporanei e il vetro, dando origine alla raffinata mostra, presentata dal FAI, “Tony Cragg, the form of glass”, a cura di Cristina Beltrami e Jean Blannchaert, negli spazi scarpiani del negozio Olivetti in piazza San Marco a Venezia, dove architettura e arte si uniscono in fecondo conversare.

Il pensiero va ad Adriano Olivetti, che acquista nel 1957 lo spazio e lo affida al genio di Carlo Scarpa: imprenditore illuminato, concepisce l’impresa non solo per produrre profitto, ma come progetto sociale secondo l’idea che la felicità genera efficienza. Negli stessi anni in cui, ad altre latitudini, Martin Luther King diceva: “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli”, si manifestava l’impegno concreto di Olivetti per la solidarietà fattiva in azienda, prospettiva ancor oggi piena di potenzialità.

Lo sguardo solidale va esteso anche al mondo animale e delle piante. Non abbiamo un altro pianeta. Se avessimo adottato il paradigma vegetale forse non avremmo la crisi ambientale in cui viviamo? (L. Bruni, “Economia vegetale. Cosa poteva essere il capitalismo se avesse imparato dalle piante...”).
  
Ascolti consigliati
Barbara Strozzi, (17° secolo), Che si può fare
Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 9, quarto movimento

L'Autore

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Figlia di collezionisti, occuparsi di arte è stato fluire naturale della passione verso una direzione magnetica. È attratta da tutti i sud del mondo, dal mare e dal cioccolato fondente. Osa, a volte, scattare fotografie. Da cittadina ha scoperto la campagna, generosa fonte di meraviglia. Ama le parole, la lettura e la scrittura, avventure sorelle, e, da accanita idealista, è sempre alla ricerca di nuovi sentieri della mente e dello spirito da sondare, come di gusti da provare. Gli esseri umani, la musica e la bellezza entusiasmano i suoi giorni. Curatrice di mostre, ha scritto su riviste diverse in Italia e all'estero, è felice e onorata di essere nel cast di AW ArtMag sin dalla sua prima uscita. Sempre alla ricerca di un motto, che fatalmente cambia nel dinamismo della vita, trova la sua verità in «per foco sempre».

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