L'umanità attraversa le intemperie

Venezia • Personale di Carlo Carli presso l'Archivio di stato

Una mostra per dire no alla guerra e per mettere l'attenzione alle grandi sfide del pianeta

Carlo Carli: formazione artistica, quindi docente di discipline artistiche. Lunga militanza politica nelle fila del Psi e nell'area socialista, approdata ai vertici politici, con l'incarico di sottosegretario del Ministero per i beni e attività culturali. Poi, il ritorno alla prima e mai assopita, passione: la pittura.

Quanto incide questo doppio percorso nella tua arte? 

Fin da giovanissimo ho sempre inteso l'arte anche come impegno civile e sociale. In una mia prima partecipazione ad una mostra collettiva (Pietrasanta, chiostro di San Salvatore nel 1971) scrivevo nella presentazione delle mie opere: "L'arte deve essere un fatto prevalentemente politico. Non si può dipingere, scolpire, progettare e comunque artisticamente creare, estraniandoci dai problemi sociali". Anche le esperienze politiche maturate sia nel parlamento italiano che nel governo nazionale hanno contribuito fortemente ad elaborare temi e linguaggi della mia espressione pittorica e dei temi che oggi interpreto e rappresento. 

La pittura come impegno morale e civile. 

Sì, ho sempre pensato che prima di essere artisti, operai, professionisti, si deve essere cittadini del mondo impegnati per l'affermazione dei valori di giustizia e libertà. Anche l'arte e la bellezza, in senso generale, possono, anzi contribuiscono all'affermazione di questi valori attraverso i messaggi e emozioni che esse trasmettono all'osservatore.

Nelle tue opere, riesci a coniugare la lezione dei grandi maestri del passato con il presente più drammatico.

La conoscenza della storia dell'arte in generale e lo studio delle opere di grandi maestri del passato è per me fondamentale per rielaborare l'interpretazione della nostra contemporaneità in termini di messaggi visivi e di contenuti che l'umanità purtroppo nelle situazioni drammatiche e tragiche si è ritrovata a vivere sia con sofferenza e talvolta anche con gioia, serenità e speranza.

A proposito di maestri, chi senti più vicino?

Certamente Caravaggio è tra gli artisti che mi offre, sia per i temi, emozioni e per il linguaggio pittorico, messaggi da reinterpretare per la nostra contemporaneità. L'umanità dei suoi personaggi la sento molto vicina al mondo di oggi.

L’intrattenimento con il tragico denota notevole sensibilità.

L'umanità contemporanea non può sfuggire alle tematiche che attengono ai cambiamenti climatici, ad una convivenza civile nel rispetto delle diverse culture, diversità di genere, e a opporsi ad ogni guerra per la risoluzione delle controversie. Se oggi ci guardiamo intorno con un orizzonte molto alto è impossibile non vedere drammatiche criticità. Tuttavia vedo nei giovani e in alcune comunità segni di speranza: l'impegno per migliorare le condizioni ambientali e per una socialità universale senza le guerre. Ciò possono apparire sogni ma sono mete alle quali dobbiamo credere.

Al cospetto dei tuoi lavori, il termine che mi viene in mente è compassione, nel senso etimologico di patire assieme. Si percepisce che la tua adesione è intima, profonda, lontana da ogni retorica.

La solidarietà e il coinvolgimento, quantomeno etico, delle difficili situazioni che in particolare colpiscono la popolazione debole come bambini e persone povere mi spingono ad affrontare le loro rappresentazioni  coinvolgenti nelle mie opere. Dobbiamo combattere l'indifferenza e promuovere, invece, un impegno civile. In molte mie mostre, come al Parlamento Europeo, ho affrontato il tema della migrazione anche per sviluppare una cultura dell'accoglienza: anche l'arte a tal fine può essere importante.

Tante mostre pubbliche, anche internazionali, nel tuo curriculum. Il ricordo più bello?

Nel Museo dell'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. Pensando alla bellezza e magia poetica di questa città russa non riesco a comprendere l'efferatezza di questa guerra in Ucraina. Certe tragedie, come avvenuto a Bucha, mi richiamano alla strage di Sant'Anna di Stazzema del 12 agosto 1944.

E, ora, questa esposizione a Venezia. Che cosa ti ispira della città lagunare?

Venezia per me è sempre stata una meta straordinaria: bellezza, eleganza nell'arte, nell'architettura, nella pittura che direi dal Rinascimento ai nostri giorni. La sua luce unica, il suo mare e il disegna raffinato delle sue architetture costituiscono un coinvolgimento poetico e di delicatezza pittorica che mai potrei dimenticare.

Che effetto ti fa esporre a pochi metri di distanza dai capolavori di Tintoretto e Tiziano.

È certamente una grande emozione ma anche un certo imbarazzo pensando alla grandezza della loro arte e per il significato che sempre avranno nella storia dell'arte pittorica.

Parliamo di questa rassegna veneziana, “L’umanità attraversa le intemperie”: le supererà?

Ho pensato a questa rassegna circa quattro anni orsono. Nell'idea originaria del mio progetto espositivo vi erano i temi legati all'ambiente, alla siccità e alle pesanti conseguenze che queste situazioni provocano sulle popolazioni. Poi è arrivata la pandemia sanitaria ed infine la guerra in Ucraina. Quindi ho dovuto rivedere ed integrare con opere recenti la mia rassegna. In poco tempo il mondo ha aggravato le sue sofferenze che la mia sensibilità di cittadino e di artista ha dovuto affrontare e doverosamente rappresentare questa nuova e drammatica realtà.

Carlo Carli

L’umanità attraversa le intemperie

Venezia

Archivio di stato

A cura di Claudia Baldi

Testi in catalogo Claudia Baldi, Anna Maria Buzzi, Stefania Piersanti

28/04 - 4/05

 

The Author

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Nella sua geografia dell’anima ha Venezia, la città natale, nel cuore e la Versilia eletta a buen retiro. Quando nell’adolescenza le chiedevano che cosa avrebbe desiderato fare da grande, rispondeva sicura: viaggiare e scrivere. Così, per raggiungere lo scopo, si è messa a studiare lingue prima, lettere poi.  E sono oltre 30 anni che pubblica romanzi, saggi, scrive articoli, gira per il mondo. Ci sono tre cose - dice - di cui non può fare a meno: il mare, la scrittura, il caffè. Ah: è il direttore responsabile di AW ArtMag.

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