Alla villa La Versiliana la mostra di Gioni David Parra inaugura la 42° edizione del Festival
Le opere in esposizione dialogano con le ampie sale della villa che Gabriele d’Annunzio aveva scelto come residenza estiva
Resistenza, forza, purezza. Sono le prime qualità che vengono alla mente quando si pensa al marmo. Il marmo bianco di Carrara, inoltre, è celebre in tutto il mondo per il valore intrinseco a cui rimanda e per la storia millenaria che non cessa di affascinare i conoscitori d’arte e non solo.
Nobile, eterno, inflessibile. Guardando le opere di Gioni David Parra, tuttavia, la sensazione non è quella di avere di fronte il materiale della tradizione plastica classica e monumentale. Le sculture, le installazioni e le tele con innesti di materiale marmoreo esposte alla mostra “Le seduzioni timbriche della scultura” parlano di molto altro.
Dietro le opere esposte, come già nelle Lame di luce, si nasconde un lungo e ininterrotto lavoro di ricerca. Un vero e proprio labor limae mentale e fisico, protratto verso un moto di tensione che nasce dal contrasto tra la poesia e il medium utilizzato, che sia marmo, granito nero o altre pietre.
L’apparente fragilità che le sculture di Parra accolgono in sé e la delicatezza di un momento subitaneo e caduco sono fermate e fissate per sempre dall’artista che, con particolare attenzione, si sforza di catturare la luce e gioca con i suoi valori, in continua mutazione.
Non solo le opere monumentali, anche le sculture minori e le tele presenti in mostra comunicano l’intensità di questo lavoro meticoloso e incessante, che al pubblico rivolge più di un interrogativo. Parra sovverte l’equilibrio che lo spettatore si aspetterebbe di trovare in opere plasmate a partire dal marmo, dai blocchi di pietra che da sempre richiedono un’eccezionale padronanza tecnica, unita a una profonda conoscenza della tradizione e allo stesso tempo al suo superamento.
Lo scultore dimostra di possedere quel tipo di visionarietà che lo porta ad arricchire uno dei materiali più nobili e pregiati al mondo, come il marmo bianco, con la foglia d’oro. L’elemento dorato va a interrompere la monotonia del monocromo, complicando l’intero aspetto dell’opera e l’impatto che essa suscita a prima vista.
Anche l’utilizzo di pigmenti è divenuto col tempo una delle specialità di Parra, che non esita a intricare la trama con inserti di più materiali che trovano una propria, inaspettata, armonia nel disegno dell’artista.
La volontà di catturare il visitatore in una riflessione sulla luce e sulle sue infinite possibilità ha portato Parra a giocare con i materiali e a sperimentare, come si vede nei lavori più recenti in cui fa uso del jeans e del tessuto damascato. Una ricerca materica che non si esaurisce mai ed è, al contrario, fonte e nutrimento della sua arte.