Qui di seguito il ricordo personale del Direttore
Di Lorella Pagnucco Salvemini. Brutta notizia. Ho appena appreso che anche Fernando Botero, a distanza di soli 4 mesi dalla scomparsa della moglie Sophia Vari, ci ha lasciati. Era ricoverato in una clinica nel Principato di Monaco: polmonite, a 91 anni malattia che non perdona. Il sindaco di Medellin ha decretato 7 giorni di lutto. Doveroso omaggio da parte della sua città natale.
In momenti come questi, i ricordi si rincorrono e si accavallano. Il nostro primo incontro, assieme a Sophia Vari e Giancarlo Calcagni, all’epoca editore di Arte in, al bar Duomo di Pietrasanta. Mi avevano detto che Fernando era un uomo burbero e schivo. Restammo a parlare per ore. Altra rivelazione: le sue impensabili doti di ballerino. Eravamo, credo sul finire degli anni ’90, a un ricevimento all’hotel Baglioni di Firenze. Come l’orchestra iniziò a suonare eccolo scatenarsi in pista eseguendo una dietro l’altra danze sudamericane. Salsa, merengue, samba: le ballava – e benissimo – tutte. Avevo trent’anni di meno, e facevo fatica a tenere il suo ritmo. Nacque un’amicizia con i suoi rituali: ogni estate, almeno un paio di cene tutti assieme al Gatto Nero di Pietrasanta. Era simpaticissimo, con un senso dell’umorismo che se non lo conoscevi non avresti immaginato. Gli dedicammo una copertina della rivista. Chiese che fossi io a scrivere l’articolo, un azzardo data la mia età. Qualche tempo dopo, mi vidi recapitare una lettera da Parigi scritta interamente di suo pugno. Non solo mi ringraziava (gesto raro) ma riportava le frasi del testo che gli erano piaciute. Poi, l’ultimo incontro, il più struggente. Ci incrociammo casualmente per strada. Venne verso di me, affrettando il passo e mi abbracciò forte – Giancarlo Calcagni era morto da poco. “Coraje, Lola, estamos todos bajo la mano de Dios”.
Riposa in pace, Fernando, amico di tempi veri.