Pino Pinelli, protagonista della pittura analitica, si è spento ieri nella sua casa milanese all’età di 86 anni. Nato a Catania nel 1938, si trasferisce a Milano nei primi anni ’60. Qui, entra in contatto con un ambiente culturale vivace e stimolante, animato dal confronto con personalità quali Lucio Fontana, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Giovanni Colombo. Nel 1968 la sua prima mostra personale alla Galleria Bergamini segna l’inizio di un intenso percorso artistico, che lo porterà negli anni ’70 ad approfondire il lavoro sulla superficie e sulle sue vibrazioni. Nascono così i cicli delle Topologie e dei Monocromi, che lo rendono uno dei principali esponenti della pittura analitica teorizzata da Filiberto Menna. Le forme e i materiali si trasformano, restando però coerenti alla propria aniconicità. Sperimenta una tecnica composta da vari materiali amalgamati che, ricoperti da una velatura di colore, assumono le sembianze di una pelle pittorica sensualmente tattile, quasi come un velluto. Il rapporto con lo spazio diventa un punto nodale della sua ricerca: riduce l’opera in frammenti monocromi collocati sulla parete, in una sintesi tra ambiente e dipinto, considerati come un unicum. Nella lunga carriera, Pinelli tiene più di cento mostre personali in musei italiani e internazionali - dal Musée d’Art di Langre al Forum Kunst di Rottweil all’Istituto Italiano di Cultura di Londra e Praga. Partecipa anche alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e alla Triennale d’Arte Lalit Kala Akademi di Nuova Delhi. Le Gallerie d’Italia, il Museo del novecento e l’Università Bocconi di Milano accolgono in collezioni permanenti alcune sue opere. Inoltre, suoi lavori sono presenti anche al Centre Pompidou di Parigi, alla Collection CMR di Monaco e alla Margulies Foundation di Miami.
I funerali verranno celebrati venerdì 3 maggio, alle 14:45, nella Chiesa di Sant’Angela Merici a Milano.