Se ne è andato all’età di 84 anni, il 4 febbraio scorso, Antonio Paolucci, storico dell'arte tra i massimi del nostro paese, museologo di fama mondiale e già ministro per i beni culturali e ambientali.
Personalità autorevole nel panorama artistico e culturale ed uomo delle istituzioni unanimemente stimato e apprezzato per il suo rigore e la sua profonda competenza, Paolucci è stato per quasi un decennio direttore generale dei Musei Vaticani, dal 2007 al 2016, contribuendo a rendere questa immensa collezione un punto di riferimento per studiosi e appassionati di tutto il mondo.
Il suo impegno per la bellezza e la tutela del patrimonio culturale italiano lo ha portato, nella sua lunga e prestigiosa carriera, a ricoprire ruoli di primo piano, tra cui la Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino e la carica di ministro per i beni culturali tra il ‘95 e il ‘96, primo storico dell’arte a ricoprire tale incarico.
Riminese di nascita, fiorentino di adozione, omaggiato dall’intero mondo dell’arte e da Papa Francesco, a Paolucci si deve la ricostruzione della Basilica di San Francesco di Assisi, che guidò da Commissario Straordinario dopo il devastante terremoto del ‘97: Paolucci diresse un enorme sforzo collettivo di menti e braccia, riuscendo a vincere una sfida che sembrava utopica e restituendo all’Italia uno dei suoi patrimoni artistici più importanti, nel suo antico splendore.
Paolucci era uno studioso eminente, un ricercatore infaticabile, un funzionario consapevole delle proprie responsabilità e dotato di concrete capacità organizzative, ma aveva anche grandi doti divulgative: ascoltarlo nelle orazioni ufficiali, nelle conferenze, nelle lezioni, era un piacere ad ogni parola e la sua capacità di appassionare e incantare con la sua profondissima conoscenza, era forte.
Le sue numerose pubblicazioni, tra cui saggi, monografie e articoli, hanno contribuito ad arricchire il dibattito sulla storia dell'arte e sul ruolo della cultura nella società contemporanea.
Fu lui inoltre a coniare nell’ottobre del 1995 l’espressione di “Piccola Atene della Versilia” per la vicina città di Pietrasanta, in occasione dell’inaugurazione del Centauro di Igor Mitoraj. Con queste parole, descrisse il fermento artistico della città, di cui ben conosceva i laboratori del marmo e le fonderie del bronzo e le frequentazioni dei più grandi esponenti dell’arte contemporanea. Un biglietto da visita che ancora oggi e per sempre accompagnerà la città.
Paolucci lascia dunque un’eredità e un esempio destinati ad essere ricordati ancora e ancora a lungo, in molti luoghi del paese e oltre ai confini.