L’architetto Paolo Portoghesi si è spento ieri mattina, all’età di 92 anni, nella sua amata casa di Calcata (Viterbo), dove risiedeva da molto tempo. Docente universitario, teorico e progettista di fama internazionale, Portoghesi è stato il principale esponente del postmodernismo in Italia.
Nato nel 1931 nel centro storico della capitale e cresciuto nel cuore della Roma barocca che resterà per sempre la sua principale fonte d’ispirazione, si laurea nel 1957 alla facoltà di architettura della Sapienza - Università di Roma. In questi anni pubblica la sua prima monografia su Guarino Guarini e alcuni saggi su Francesco Borromini. Quest’ultimo resterà un riferimento costante in tutta la sua opera.
Nella lunga carriera spazia dall’insegnamento universitario al lavoro storico-critico, dalla progettazione alle cariche istituzionali. Nel 1964 fonda uno studio insieme all’ingegnere Vittorio Gigliotti, con cui realizzerà la maggior parte dei progetti. Si dedica all’insegnamento e ottiene la cattedra alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano che ricoprirà dal 1967 al 1977, quindi ricoprirà l’incarico di professore emerito all’Università La Sapienza di Roma dal 1995.
È nominato direttore della Biennale di Venezia nel 1979 e l’anno successivo segue l’installazione Strada Novissima in cui convoca 20 architetti di fama, come Frank Gehry, Rem Koolhaas, Hans Hollein, Charles Moore e Franco Purini, ciascuno a disegnare una facciata. L’evento, di grande clamore mediatico, assurgerà a manifesto italiano dell’architettura postmoderna di cui Portoghesi resterà il principale sostenitore in Italia per tutti gli anni ‘80.
Si dedica alla realizzazione di molti progetti disegnando e costruendo teatri, palazzi, giardini, chiese e moschee in Italia e all’estero. Tra le opere più note Casa Baldi (1959), Casa Papanice (1968), la Grande Moschea di Roma, l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, il teatro di Catanzaro; tra gli edifici per il culto cattolico spiccano La Sacra Famiglia di Salerno, realizzata con Vittorio Gigliotti nel 1974, la chiesa di Santa Maria della Pace a Terni (2003) e la chiesa di Calcata dedicata ai santi Cornelio e Cipriano (2009). Molti sono anche gli edifici costruiti all’estero: la residenza Tegel a Berlino, il giardino di Montpellier in Francia, la Corte Reale giordana ad Amman e la Moschea di Strasburgo, il più grande edificio islamico d’Europa, che lo porta nel 2000 alla vittoria del concorso internazionale.
Nell’ultimo trentennio diventa uno dei principali teorici della geoarchitettura, ripresa da un’idea di Le Corbusier,
che mira a ristabilire il rapporto tra architettura e natura sulla base del rispetto dell’ambiente; gli vengono conferiti inoltre numerosi riconoscimenti per l’attività svolta: il Premio In/arch per la critica storica, la Legion d’Onore, il premio Campidoglio per la cultura e molti altri.
Da molti anni, assieme alla moglie Giovanna Massorbio, anche lei architetto, viveva nel borgo storico di Calcata, alle porte di Roma, in una grande villa immersa in un giardino maestoso, abbellito da piante secolari e dichiarato nel 2017 il più bello d’Italia; proprio qui nelle ultime settimane stava terminando un libro sull’importanza della conservazione delle opere architettoniche contemporanee.
La scomparsa di Portoghesi lascia un grande vuoto nel panorama culturale e una altrettanto grande eredità di approfondimenti teorici e di opere.
