ODE ALL’ACCUMULO DEI LIBRI - In libreria l’ultimo volume di Giuseppe Scalera

In libreria l’ultimo volume di Giuseppe Scalera

ODE ALL’ACCUMULO DEI LIBRI

Bibliomania o bibliofobia, poco si discostano l’una dall’altra. Feticcio o incubo, l’oggetto dei desideri o delle pulsanti ossessioni notturne è di carta. Medico oltre che scrittore, giornalista, ricercatore e senatore della repubblica, Giuseppe Scalera potrebbe condurci in un saggio scientifico accurato sulle patologie psichiatriche descritte in una o nell’altra categoria, ma non lo fa. Il viaggio in cui ci accompagna è di tutt’altro genere. Alla riscoperta dei piaceri ponderati, cadenzati e compiaciuti del collezionismo di libri, più che della lettura in sé, accarezza con il pensiero temi profondi, come la preoccupazione per il destino dell’informazione, oggi privata del gusto per l’approfondimento critico e sterilizzata a favore dell’immediatezza del messaggio. In 130 pagine è densa l’esperienza privata ma qui condivisa da Scalera, a partire dal ricordo degli anni ’70 a Napoli, in cui il contrabbando di culture alternative faticava a penetrare il territorio e le vetrine delle librerie rappresentavano il cimelio proibito a cui aspirare per i giovani. Soffia sulla polvere degli scaffali degli antiquari, annusa, tocca, sfoglia, si interroga sulla forma d’arte che guidi le altre; sono tanti e infiniti gli approcci possibili e non privi di sofferenze, come quella per la pratica del macero, quasi equiparata a un vilipendio. L’autore si spende per restituire anche a figure meno in vista, come quelle degli archivisti, il giusto onore per quel compito indispensabile e commenta i parametri di valutazione con cui non sempre si allinea, specialmente quelli negativi. Un esempio? Le sottolineature. Distinguendo tra biro e matita, è la seconda, con maggior delicatezza, ad arricchire la pagina intonsa. Nella prosa scorrevole, gestita con grande equilibrio, troviamo esclusi toni paternalistici o saccenti, un tranello in cui si può cadere facilmente se, trasportati da una passione, ci si lascia sfuggire di mano l’intensità del messaggio. Scalera si pone più come un amabile ed esperto conversatore che come un professore al di sopra dell’argomento di cui tratta, svelando anche aspetti intimi e meno canonici del suo stile, come la sua biblioteca trash, coltivata per anni con l’intento di tramandare i punti più bassi dell’editoria, un vuoto stupidario da tenere presente tra gli standard da evitare. Così, il libro diviene contesto per tramandarne i tempi, i riti, i luoghi e le persone significative per la propria esperienza di vita. Ciò accade nei pensieri qui dedicati a Gerardo Marotta e a Luciano De Crescenzo. Il libro, dicevamo, è collocato in un ecosistema impregnato di trasporto, al punto da essere antropomorfizzato come soggetto senziente, dotato di sentimenti quando, nella sezione finale dei racconti brevi, osserva guardingo l’operato di un protagonista nel tentativo di separarne le pagine ancora unite dalla matrice. Il testo di Scalera risponde a un’urgenza comunicativa; lo si percepisce fin dalla dedica ai figli e alla moglie, quanto di più intimo possa raccoglierne l’appello: praticate l’accumulo come un dovere.

Bibliofobia
Di Giuseppe Scalera
Guida Editori

2023
Collana Pagine d’autore
Euro 15
Pp 130
Brossura

L'Autore

47 Post

Giornalista pubblicista e assistente di redazione. Dagli studi linguistici rimbalza a quelli di ingegneria e approda nel digital marketing, attraverso un processo di liberazione cinetica. Performer in una galleria di Pietrasanta, conosce nel 2019 il direttore di AW ArtMag a cui si lega professionalmente, unendo la sindrome di Stendhal per Boltanski all’esaltazione per l’editing. In ufficio, è tête-à-tête col pc. A casa, guarda dalla finestra, pensa, scrive e progetta il prossimo reportage.

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