Dipingere l'ossessione: Lucian Freud

15 Febbraio 2022

In un mondo che cambia parametri estetici, l'artista fa della pittura figurativa la sua compagna di vita

La grande retrospettiva londinese del 2002, celebrava definitivamente Lucian Freud come un eroe e offriva al mondo l’occasione per parlare di quell’ottantenne dall’identità non trascurabile di parentele e frequentazioni illustri, a partire dal capostipite nonno Sigmund, dalle due mogli, Kitty Garman figlia di Jacob Epstein e l’ereditiera Caroline Blackwood. Salotti inglesi che contano sempre aperti dunque, ma non per questo disdegna, come il suo amico Francis Bacon, anche i bassifondi londinesi, Paddington specialmente, dove si trasferisce dai primi anni ‘40. In oltre settant’anni, in un mondo che sta cambiando parametri estetici, mettendo fuori gioco il realismo, Lucian Freud non ha ripensamenti, fin da subito la pittura figurativa sarà compagna indiscussa della sua esistenza. A familiari, amici e conoscenti, riserva il premio di essere immortalati per l’eternità a patto che abbiano pazienza, molta pazienza, perché le sedute di posa possono essere interminabili.

FREQUENTA I SALOTTI LONDINESI CHE CONTANO,
MA ANCHE I BASSIFONDI COME PADDINGTON DOVE SI TRASFERISCE

Non si accontenta di fotografie, il soggetto da guardare deve averlo là, vicino, come in un corpo a corpo deve poterlo anche trafiggere con lo sguardo. Sguardo, che si fa strumento di realtà e contemporaneamente di trascendenza: la materia pittorica è pelle, carne, forma di donna, uomo, animale, oggetto, spazio, anima. All’urlato disagio esistenziale dei corpi e volti distorti baconiani, che liberano l’osservatore dall’orrore di potersi immediatamente rispecchiare, oppone l’esasperato realismo che non lascia scampo. Un’attrazione quasi voyeristica, costringe a viaggiare con lui tra le forme, a indugiare sull’epidermide vibrante dei corpi quasi a volerli toccare, tra i drappeggi scomposti che accolgono nudità impietose e vulnerabili. “L’ossessione per il soggetto è l’unico impulso necessario al pittore per mettersi al lavoro” suggerisce, ma chi sono allora i testimoni della sua ossessione, oltre la realtà stessa? Con questo inedito taglio la mostra “Lucian Freud: Real Lives”, alla Tate di Liverpool, mette l’accento sui suoi soggetti, dai primi lavori del ’46 con la moglie Kitty ai ritratti dei figli Bella e Kai a quelli dell’angosciata madre, sino ai corpi, anche il suo, guardati nelle loro naturali imperfezioni, come tutto ciò che li circonda. “Voglio che la frequentazione di un maestro mi sveli me stesso”, scriveva Cézanne e Lucian Freud di maestri ne ha frequentati molti: Dürer, Grünewald, Velázquez, Tiziano, Rembrandt, Watteau, Ingres, Courbet, tutti gli hanno lasciato qualche indizio. Insaziabile archeologo dell’anima e seduttore della vita, con la sua pittura dà a tutti la possibilità di entrare in scena e proseguire quell’indagine.

L'Autore

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Ha sempre amato la pittura, ma si è trovata iscritta al Liceo Scientifico, finito con il minimo sforzo e il minimo dei voti. Il rovello artistico però non si placa e in un solo anno prende la maturità artistica, questa volta con il massimo impegno e quasi il massimo dei voti. Poi Accademia di belle Arti, laurea con lode a Ca’ Foscari e pubblicazione della tesi. Approfondisce studi artistici a Salisburgo e alla passione per l’arte si unisce quella per la scrittura. Convivono ancora felicemente.

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