Arrendersi mai - Firenze celebra Louise Bourgeois

9 Settembre 2024

Un articolato percorso espositivo si snoda in 3 sedi: Museo novecento, ex Edificio delle Leopoldine e Istituto degli innocenti

“Do Not Abandon Me” è il focus tematico della mostra al Museo Novecento, nell’ex edificio delle Leopoldine e all’Istituto degli Innocenti, luoghi emblematici di sostegno sociale e dell’infanzia. Sì, sarebbe piaciuto questo titolo a Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) che ammoniva: “Nascere significa essere espulsi, essere abbandonati, è da lì che viene la furia, è da lì, dallo strappo incomprensibile della nascita, dal trovarci gettati senza libretto di istruzioni nell’esistenza, che restiamo sospesi per sempre tra ossessione e confusione”.

Un furore creativo, il suo, che dura fino all’età di 98 anni e che scardina ogni luogo comune. Nel ’38 arriva negli States con il marito, abbandona gli ormeggi parigini del surrealismo e poco dopo anche quelli dell’avanguardia newyorkese. Il successo internazionale si consolida con Documenta del ’92 e con il premio alla carriera alla Biennale veneziana del ’93.

IL SUO FURORE CREATIVO DURA FINO A 98 ANNI E SCARDINA OGNI LUOGO COMUNE

Il suo codice metaforico ricorrente - ragni, corpi mutilati, protuberanze falliche, gabbie, ghigliottine, indumenti assemblati e cuciti - fa da apripista a molta arte contemporanea. Porta falli sottobraccio come fossero baguette, o borsette: qualche volta sono divertissement - memorabile lo scatto degli anni ‘80 di Robert Mapplethorpe - ma perlopiù sono provocatorie e drammatiche messe in scena dei lati oscuri di un’umanità al femminile, dell’ambiente domestico come luogo ambivalente di amore e sofferenza. Si scontra con il machismo del padre, che “odiava gli artisti”, e con la rassegnazione di una madre laboriosa e protettiva, ma troppo rassegnata. Diventerà Maman, nella fantasia dell’artista, l’iconico spider, simbolo di pazienza e perseveranza.

Ogni lavoro diventa un tuffo in qualcosa di ancestrale, un diario intimo che attrae voyeuristicamente.

Al Museo degli Innocenti, il soggetto racchiuso in *Cell XVII (Portrait)* (2000) dialoga con l’iconografia della Madonna della misericordia, mentre il nucleo portante dei lavori, un centinaio, sono al Museo Novecento. Molti quelli su carta, anche le guache rosse degli ultimi 5 anni evocanti i cicli della vita: conturbanti immagini che paiono fatti di liquidi corporei come fossero sangue e liquido amniotico. Ad accogliere nel cortile il grande ragno in bronzo *Spider Couple* (2003).

In concomitanza delle mostre a Firenze, curate da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti con The Easton Foundation, altre due esposizioni a Roma e Napoli (fino al 28 settembre) mostrano l’inesauribile ricerca di un’artista che non si è mai arresa.

L'Autore

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Ha sempre amato la pittura, ma si è trovata iscritta al Liceo Scientifico, finito con il minimo sforzo e il minimo dei voti. Il rovello artistico però non si placa e in un solo anno prende la maturità artistica, questa volta con il massimo impegno e quasi il massimo dei voti. Poi Accademia di belle Arti, laurea con lode a Ca’ Foscari e pubblicazione della tesi. Approfondisce studi artistici a Salisburgo e alla passione per l’arte si unisce quella per la scrittura. Convivono ancora felicemente.

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