Con le oltre 150 opere esposte è la più ampia mostra mai dedicata all’artista.
Nella Scuola grande della misericordia si è recentemente inaugurata la mostra “Getulio Alviani. Maestro della luce”. Alla presenza di un nutrito pubblico di collezionisti, dopo le presentazioni del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e dei critici Luca Beatrice, Diora Fraglica e Carlo Vanoni, si è esibito, come già in passato in altri eventi espositivi del maestro, il violinista Olen Cesari. Questa è una delle più ampie retrospettive dedicate all’artista udinese scomparso nel 2018. Alviani è stato ideatore plastico, progettista, grafico, teorico, collezionista e attivo promotore culturale, nonché uno dei principali esponenti dell’arte cinetica e programmata. Sue opere si trovano in 66 musei internazionali tra cui il MoMA e lo Smithsonian di New York, il Lacma di Los Angeles, il Kunstmuseum di Basilea e il Victoria & Albert Museum di Londra. Attraverso oltre 150 opere la mostra propone le tappe salienti del suo intenso iter artistico.
LE SUPERFICI A STRUTTURA VIBRATILE DEL '60 REALIZZATE IN ACCIAIO E ALLUMINIO
SFRUTTANO LE INTERFERENZE OTTICHE DATE DAL MOVIMENTO DELLO SPETTATORE
Troviamo le prime Superfici a struttura vibratile del ‘60 realizzate in acciaio e alluminio sfruttando le interferenze ottiche date dal movimento dello spettatore. Lo stesso maestro li considerava “lavori che costituiscono la ricerca di base, quella fondativa e fondamentale per comprendere tutti i successivi sviluppi”. Di questo ciclo si espongono oltre 70 opere fino alla fine degli anni ‘70. Seguono una dozzina di Cerchi Virtuali datati ‘67-‘69 che ricorrono alla parte specchiante base dell’opera, per completare virtualmente il semicerchio fisico apposto sulla superficie.
È STATO IDEATORE PLASTICO, PROGETTISTA, GRAFICO, TEORICO ED ESPONENTE DELL'ARTE CINETICA
È quindi la volta delle Interrelazioni Speculari (‘62-‘67) che approfondiscono i rapporti di interruzione e continuità visiva sfruttando delle fasce di alluminio tondeggianti parallele e alternate tra loro. Incontriamo anche due introvabili Cromostrutture speculari a elementi quadri del ‘64, le sculture in legno e in acciaio degli anni ‘60 (in particolare Positivo-Negativo), diverse superfici a testura vibratile degli anni ’70, che costituiscono degli studi per prospettive, e altre che analizzano il rapporto tra la testura vibratile e i colori – in rassegna opere a fondo giallo, rosso, blu e nero.
LE SUE OPERE SI TROVANO IN 66 MUSEI INTERNAZIONALI TRA CUI IL MOMA DI NEW YORK
IL LACMA DI LOS ANGELES E IL VICTORIA AND ALBERT MUSEUM DI LONDRA
A concludere il percorso espositivo le più recenti Superfici e Cromie degli anni ’90 e 2000 e una quindicina di gioielli. Nel ’73, Palma Bucarelli, direttrice della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, affermava:
“Nell’arte moderna il gioiello ha un significato nuovo. Non è soltanto un ornamento in senso naturalistico o allegorico, ma il mezzo con cui si pone l’opera d’arte in contatto diretto, fisico, con la persona”. I gioielli di Alviani – un’eccezione nell’arte cinetica e programmata – offrono l’occasione per far conoscere al grande pubblico una produzione meno nota ma altrettanto interessante della creatività del maestro.