VENEZIA PUNTA SULLA RINASCITA CON L'OPERA DI FABRIZIO PLESSI
Venezia appare come un’entità in perpetuo, liquido movimento: è un’immensa imbarcazione proiettata nel sogno, nella nostalgia di tutti coloro che la frequentano. Per i nativi è un desiderio che si avvera ogni giorno. Per un grande maestro della videoarte e figlio acquisito come Fabrizio Plessi è la proiezione del personale gesto creativo: “La sua fluidità ha inciso enormemente il mio pensiero: Venezia rappresenta la grammatica del mio linguaggio”.
LA CHIAVE SPIRITUALE DELL’OPERA IN QUEL PAX TIBI
CON CUI INIZIA IL VANGELO DI SAN MARCO
Per festeggiare gli ottant’anni (Plessi è nato a Reggio Emilia il 3 aprile 1940) tale amore reciproco si è concretizzato il primo settembre con l’inaugurazione di un prestigioso evento, a cura di Gabriella Belli ed Elisabetta Barisoni, riguardante il Museo Correr e piazza San Marco: si intitola “L’età dell’oro” e sarà contemplabile fino al 15 novembre. L’autore di innumerevoli videoinstallazioni dove protagonista assoluta era l’acqua, questa volta ha preso spunto dal fascino di una preziosa icona assurta a simbolo della città: “Ho trovato una chiave spirituale nelle prime parole del Vangelo di San Marco, in quel pax tibi che appare tra le zampe del Leone d’oro. Le ho fatte apparire ogni venti minuti tra le cascate d’oro: un lampo di luce”.
PROSSIMAMENTE A CA' PESARO UNA SEQUENZA DI CAPITELLI LIQUIDI
SU FONDALI NOTTURNI E IMBARCAZIONI SCATURITE DAL BIONDO METALLO
E tali “cascate” accendono le finestre del Museo Correr per una colata che si rinnova di continuo a donare rumorosi getti di aureo splendore all’ammirazione dei presenti radunati in piazza. Si tratta di lampi di accecante luce nel buio di fondo che rimandano al difficile momento che stiamo vivendo: “L’oro e il nero erano gli unici colori che chiedevo a mia figlia di comprarmi durante la pandemia”. Per esorcizzare le paure.
LA FLUIDITÀ HA INCISO IL MIO PENSIERO.
VENEZIA RAPPRESENTA LA GRAMMATICA DEL MIO LINGUAGGIO
Comunque tale spettacolo di ricchezza visiva e percettiva (e di continuo memento) si riproporrà in altri spazi secondo varianti di sorprendente fascino: le sale di Ca’ Pesaro esporranno fra ottobre e novembre una sequenza di “capitelli liquidi” su fondali notturni per esaltarne il fantasmatico fascino; quindi compariranno piccole imbarcazioni in procinto di salpare da tante sorgenti scaturite dal biondo metallo; invece Lava d’oro esprimerà folgoranti marchiature su lastre di pietra che, in un’altra circostanza, si ripresenteranno compatte e in circolo ad accogliere un’ulteriore esaltazione di scintillanti impronte. Infine La stanza del vento chiamerà a raccolta sguardi da proiettare nelle lucenti pieghe di un glorioso passato grazie a una veste sospesa nel nulla, mossa da un corpo invisibile che ne esalta l’insondabile mistero.
LAMPI DI ACCECANTE LUCE NEL BUIO DI FONDO
RIMANDANO AL DIFFICILE MOMENTO CHE STIAMO VIVENDO
Così Plessi, che in occasione della Biennale veneziana del 2005 aveva collocato, di fronte all’entrata dei Giardini, una barca verticale di 44 metri d’altezza emergente dalla laguna per essere percorsa da una cascata d’acqua tecnologica, lega e legherà ancora indissolubilmente il suo cuore e il suo estro a questo ricorrente miraggio tradotto in realtà.
Egli ha esposto in prestigiosi ambiti museali dal Guggenheim di New York a quello di Bilbao, dalle Scuderie del Quirinale di Roma all’IVAM di Valencia, dal Museo Ludwig di Budapest e Koblenz alla Fondazione Miró di Barcellona, solo per portare qualche esempio. Ma per lui Venezia è sempre e solo Venezia nei pensieri da tramutare in gesti.