È in corso alla cappella Marchi di Seravezza (Lucca), fino al 22 settembre, la personale di Camilla Gurgone. L’ex chiesa sconsacrata si pone come location in piena sintonia con l’installazione raffinata che si sviluppa al suo interno. Nel ripercorrere la nascita e lo sviluppo del borgo fin dalle sue origini, integrando fatti storici con rielaborazioni immaginarie, un macchinario imprime su carta termica parole destinate a svanire negli anni. I piani del tempo, quello in cui il dispositivo stampa la narrazione, quello antecedente in cui il testo è stato concepito, quello a monte delle lunghe e propedeutiche ricerche scientifiche dell’artista e della curatrice dell’esposizione, Giorgia Munaron, si intersecano con il passato antico e più recente della località in oggetto, con la dimensione sospesa della fantasia e con il futuro dell’opera volutamente fragile e temporanea. Così, un rotolo installato sopra un bassorilievo in marmo ricavato in una parete della cappella – sede della stagione artistica diretta da Lorenzo Belli - cede lentamente strisce di carta che tirate dalle stampanti finiscono per depositarsi sul pavimento, in una performance delicata e profonda che si sposa con la compattezza del luogo, quasi a rispettarne il religioso silenzio della superata funzione. La mostra “In sala vetitia”, che si distingue per eleganza, si presta senza scontate spettacolarità a riflessioni non banali sull’importanza della conservazione del patrimonio culturale, sulla natura effimera della memoria e sulla decadenza della verità quando tradizione e creatività si contaminano a vicenda. L’autrice, giovanissima, che vive e lavora a Milano, vanta già un curriculum denso di partecipazioni rilevanti in Italia e all’estero. Ha esposto a Berlino, Bilbao, Roma, Torino, Matera, Genova, Lecce, Lodi, dopo gli studi di scultura e arti visive, oltre a contribuire attualmente alla gestione di Spazio Serra e Omuamua, entrambi a Milano.