L'ultima trovata di Pornhub
A impersonarla, una testimonial dal curriculum ineccepibile: Ilona Staller
Sarà per via del clima torrido, sarà per le stellate notti estive così propizie alla voluttà, sarà per la forzata astinenza indotta dalla clausura e il conseguente timore di concedersi un nuovo incontro per paura di contrarre il virus mortifero, le statistiche parlano chiaro: i siti porno registrano una impennata di visitatori senza precedenti. I frequentatori non sono più i soliti poveri cristi, impacciati, timidi, incapaci di confrontarsi in relazioni reali, privi di fantasia propria, o affetti da turbe psichiche di vario genere. Si tratta di gente finora cosiddetta normale, che fa di necessità virtù e si serve di qualche sbirciatina per risolvere asetticamente la bisogna. Pragmatici e contenti.
Il fatto è che dove c’è domanda cresce l’offerta e il mercato si organizza con proposte al rialzo. Quelli di Pornhub, per esempio, l’hanno pensata bella, almeno nel senso di scatenare polemiche che inevitabilmente incrementano il numero degli utenti. Si sono inventati Classic Nudes, la prima audioguida ai nudi più noti conservati nei più prestigiosi musei al mondo.
Testimonial dal curriculum ineccepibile per il contesto: Ilona Staller, in arte Cicciolina, pornodiva dall’eccellente passato anche da parlamentare a da moglie di Jeff Koons, star dell’arte contemporanea fra i maggiormente quotati nel pianeta. In fondo, una sorta di riscatto culturale lei l’aveva provato. Eccola, ora, apparire in un video in precario equilibrio sopra una conchiglia gigante, fasciata da una aderente tutina color carne che nulla lascia immaginare delle sue peraltro appesantite forme, a impersonare l’eterea Venere di Botticelli.
Certo, il coraggio non le manca. Filosofeggia, pure. In una sorta di contorsionismo verbale, afferma perentoria: “Il porno potrebbe non essere considerato arte, ma alcune opere d’arte possono essere sicuramente considerate porno”.
Davvero? e, di grazia, quali sarebbero? L’origine du monde di Courbet, la Maya desnuda di Goya, la Venere di Urbino di Tiziano, le Bagnanti di Cézanne, a giudicare dagli altri capolavori che Pornhub sta pubblicando.
Così le scene, reinterpretate a modo loro da consumati attori a luci rosse, diventano realmente oscene, da erotiche pornografiche. Pornografia: dal greco, disegno di prostituta. Poco importa se effigiate e loro autori si staranno rivoltando nelle tombe e i cultori della sacralità dell’arte si infuriano: gli affari sono affari.
Poi, non siamo mica ai tempi in cui si ordinava a Daniele da Volterra di coprire con mutandoni le pudende ai nudi di Michelangelo alla Sistina. Non vorremmo passare per bigotti, ipocriti, passatisti? E se il ricorso del sito porno alle immagini della storia dell’arte per arrapare i clienti comunque non ci piacesse? Potremmo sempre applaudire l’iniziativa di Eike Schmidt, il direttore degli Uffizi, che ha fatto causa alla società lussemburghese proprietaria di Pornhub per uso commerciale delle immagini senza autorizzazione. Come condannare Al Capone per frode fiscale: non è molto, ma è già qualcosa.