Niente di Nuovo a Nord-Ovest - Londra • L’occasione della mostra di Sarah Lucas per riflettere sul fenomeno Young British Artists

Un’arte provocatoria, ma fine a se stessa che vale più per il mercato che non per la sua capacità di innovazione

Jason Farago, critico e firma del New York Times, in un articolo dal titolo già uno statement ("Ours is the Least Artistically Innovative Century in 500 Years – Il nostro è il secolo meno innovativo degli ultimi 500 anni"), esplora le cause di un evento dato per assodato fin dalle prime righe: la morte dell’innovazione nell’arte e, in generale, nella cultura contemporanea. Riassumendo grossolanamente, negli ultimi trent’anni un misto di stagnazione economica e un esaurimento delle possibilità espressive tipiche del '900 hanno prodotto un’arte derivativa. Non priva di valore culturale, per carità. In certi casi arte di prim’ordine, intendiamoci. Ma non nuova. Il valore artistico di un’opera non andrebbe più ricercato nell’innovatività, cioè nella sua capacità di rompere con la tradizione e di aprire nuove vie, quanto nel ricomporre in maniera originale il già visto e il già detto. Il discorso è interessante, andrebbe approfondito, e di certo non può essere esaurito nell’angusto spazio di un articolo. Tutto sommato, possiamo dirci d’accordo, anche se con diverse riserve (ad esempio altri linguaggi, come quello videoludico, sono stati molto più innovativi di quello artistico in senso stretto).

PER JASON FARAGO, IL NOSTRO È IL SECOLO MENO INNOVATIVO DEGLI ULTIMI 500 ANNI

L’etichetta, o meglio il brand, YBAs (Young British Artists) è dopotutto una dimostrazione abbastanza eclatante di quanto detto sopra. Mentre il nome dei grandi movimenti d’avanguardia e non (simbolismo, futurismo, surrealismo, situazionismo, ecc.) ha sempre coinciso con una presa di posizione radicale su cosa è arte, qui il nome non significa assolutamente nulla. Un po’ come le boy e girl band degli anni '90 (Take That, Spice Girls, Backstreet Boys, ecc.), in cui belli con una buona voce venivano messi insieme per fare canzoni per adolescenti in piena crisi ormonale, gli artisti di YBAs non avevano una vera e propria comunione d’intenti, ma erano… giovani?... e britannici? Persino sul sito della Tate si legge testualmente: “non c’è uno stile tipico di YBA. Il periodo è segnato da una totale apertura riguardo ai materiali e processi tramite i quali si può fare arte, e alle forme che essa può assumere”. Il lettore più attento avrà notato che ciò non significa assolutamente nulla.

COOL CHICK BABY È L'EMBLEMA DI UN LAVORO A METÀ TRA DESIGN, MODA E ARTE

La mostra della Tate Britain “Sarah Lucas. Happy Gas” è un’occasione per riflettere sulla deriva (da non intendersi con accezione del tutto negativa) presa dall’arte negli ultimi trent’anni. Gli Young British Artists, Damien Hirst in primis, sono uno degli esempi più eclatanti di un’arte che si distingue più per la capacità di autopromozione e per le battute in asta che per l’originalità. Una delle opere più iconiche e significative della mostra dedicata a Sarah Lucas, Cool Chick Baby, a metà tra design, moda e opera d’arte, con evidenti richiami al trattamento delle forme di Picasso e del corpo femminile di Bellmer, si distingue come indistricabile e provocatorio coacervo di stili riconoscibili e pratiche consolidate, provocatorio perché così già visto.

UNA PRODUZIONE CHE È UN COACERVO DI STILI RICONOSCIBILI E PRATICHE CONSOLIDATE, PROVOCATORIA PERCHÉ COSÌ GIÀ VISTA

L'Autore

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Traduttore per diverse case editrici italiane, collabora con AW ArtMag per la recensione dei più interessanti libri d’arte pubblicati all’estero e ancora inediti in Italia.

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