MAGDALENA LA RIBELLE
Un percorso espositivo lungo 64 metri permette la conoscenza dell’intera produzione dell’artista polacca
A cavallo tra gli anni 60’ e gli anni 70’, quando l’arte plastica stava ridefinendo il proprio statuto, fra minimalismo, arte povera, earth art e le varie derive bodyartistiche, Magdalena Abakanowicz (Falenty 1930-2017), nel pieno della guerra fredda, in Polonia, dava vita a formule espressive innovative. Quelle che sono state definite in suo onore abakan, sono sculture radicali ottenute con fibre intrecciate, morbide come soft sculpture di Claes Oldenburg, organiche come quelle di alcuni artisti poveristi, definivano parametri inediti per la dimensione installativa.
GLI ABAKAN SONO SCULTURE RADICALI OTTENUTE CON FIBRE INTRECCIATE E MORBIDE
Le sculture, che sfuggivano alla rigida disciplina del realismo socialista, calavano dal soffitto assumendo una dimensione perturbante ed eversiva nella Polonia sovietica, che risentiva ancora dei traumi connessi alla seconda guerra mondiale. La Tate Modern, nel contesto di un anno dedicato in tutta la Gran Bretagna all’approfondimento dell’arte contemporanea polacca, compie l’ennesima operazione espositiva meritoria, offrendoci un percorso esaustivo nell’opera dell’artista, ospitando nella lunghezza dei 64 metri del Blavatnik Building, una foresta dei principali abakan.
QUINDICENNE, È INFERMIERA ALL'OSPEDALE DI VARSAVIA DOVE FA ESPERIENZA DEI DISASTRI
DELLA GUERRA CHE RIELABORERÀ POI IN CHIAVE PLASTICA
Questi ultimi sono esposti nelle loro varie evoluzioni e sono opportunamente integrati da un corpus di disegni (compresi quelli biomorfici e “fantastici” degli anni a cavallo fra 1956-1959) che per la prima volta consentono di comprendere integralmente il processo creativo dell’artista. Il ricco apparato bio-bibliografico che accompagna la mostra permette al visitatore di prendere conoscenza della complessa biografia dell’artista. Appena quindicenne, diventa aiuto infermiera all’ospedale di Varsavia, dove fa esperienza di prima mano dei disastri della guerra, che diventeranno in seguito materia prima per le sue rielaborazioni in chiave plastica. Dopo gli studi liceali e quelli seguiti nella prestigiosa Accademia di belle arti di Varsavia, prosegue in maniera inesausta la sua ricerca, completata da viaggi in luoghi d’arte come Venezia, Parigi, Monaco e New York. Otterrà i dovuti riconoscimenti solo dopo il crollo del Muro di Berlino nel 1989, tra i quali le numerose lauree honoris causa. La mostra resterà aperta fino al 21 maggio, permettendo di completare con questo prezioso tassello il panorama artistico contemporaneo europeo.