Pittore, scenografo, poeta, autore di testi teatrali e critico d’arte: è personalità di spicco della nuova figurazione e della figurazione narrativa
Il Centre Pompidou, prima di chiudere per un quinquennio, dal 2025 al 2030 per lavori di ammodernamento, ci regala una mostra originale: “Gilles Aillaud. Political Animal” (fino al 26 febbraio 2024 alla Galleria n. 3 al primo livello).
L’esposizione rientra in un programma di riscoperte e approfondimenti di figure artistiche poco esposte e indagate in Francia, come già fatto con Georgia O’Keeffe e la scultrice Germaine Richier.
“Perché dipingo animali? Perché li amo”: questa la domanda-risposta che l’artista ha reso pubblica nel corso della sua lunga carriera ogni volta che veniva intervistato.
I SUOI DIPINTI SONO POPOLATI DA ANIMALI DELLO ZOO, IN CUI LA PRESENZA UMANA È ASSENTE MA ALLUSA
In realtà, dietro questa apparente semplicità si cela un universo creativo e culturale più complesso, che vede Aillaud, nato a Parigi nel 1928 dove è scomparso nel 2016, svolgere un’attività multidisciplinare che spazia dalla pittura alla scenografia passando per la poesia, la scrittura di testi teatrali e l’attività di critico d’arte.
Questa sua molteplice vena espressiva lo porta a essere riconosciuto come uno dei membri di spicco dei movimenti artistici formatisi negli anni 60’ in Francia come la nuova figurazione e la figurazione narrativa, di cui fanno parte tra gli altri Peter Klassen, Hervé Telemaque e Eduardo Arroyo (con cui stringe anche un legame di amicizia).
"PERCHÉ DIPINGO ANIMALI? PERCHÉ LI AMO": QUESTA LA DOMANDA-RISPOSTA RILASCIATA AD OGNI INTERVISTA
Dietro ai suoi dipinti di grandi dimensioni realizzati con una tecnica sapiente ma “semplice”, che rappresentano animali che popolano zoo, in cui la presenza umana è assente ma palesemente allusa, a cui spesso ha abbinato tele con animali ritratti nella selvaggia natura africana, si nasconde una riflessione articolata, i cui contenuti e modalità di espressione sono strettamente legati alla formazione filosofica che sostanzia tutta la sua opera.
Già dalla sua prima esposizione nel 1952 alla Galleria Niepce, compaiono protagonisti animali anche se soprattutto di ambientazione marina e vengono realizzati con la tecnica del collage con l’impiego di materiali naturali come sabbia e cotone.
DIETRO LA RAPPRESENTAZIONE DELLA SELVAGGIA NATURA AFRICANA SI AVVERTE LA SUA PROFONDA FORMAZIONE FILOSOFICA
Commentando le opere esposte, il curatore e vice direttore dell’istituzione museale Didier Ottinger fa notare la sua duplice attualità in virtù del realismo che evidenzia la preoccupazione condivisa dalle nuove generazioni creative per le immagini “tecnologiche” e con la presentazione di una concezione più ampia dell’esistente.