San Gimignano • Personale di Carlo Carli a Palazzo Pratellesi
Carlo Carli è il protagonista dell’imminente mostra alla Sala di Cultura di Palazzo Pratellesi a San Gimignano. Una personale che aprirà i battenti dal 3 al 12 settembre e che vede la curatela di Claudia Baldi, oltre al testo critico di Alessandro Romanini.
Il titolo di questa esposizione “In cammino con speranza” chiarisce fin da subito i temi principali affrontati dall’artista pietrasantese. Da un lato il tema del viaggio, declinato nel più urgente e attuale tema della migrazione e dall’altro il tema della speranza, dell’augurio di trovare un approdo sicuro. Carli da sempre si impegna per sensibilizzare le coscienze attraverso una pittura che non rinuncia a trattare di impegno civile, erede di un compito a cui i pittori contemporanei sempre più decidono di non rispondere all’appello. Soprattutto oggi dove ogni tema viene politicizzato e quindi dove la politica non riesce a portare a cambiamenti efficaci e duraturi nella realtà, anche gli artisti usano le tematiche di moda per patinare la superficie delle loro tele, ma poi restano del tutto indifferenti ai problemi di chi non vive nella loro torre d’avorio. C’è bisogno di artisti che facciano valere le loro opinioni. C’è bisogno di un’arte che faccia appello a tutta la sua tradizione per denunciare la contemporaneità (non dimentichiamo esempi come Guernica di Picasso e Fucilazioni del 3 maggio 1808 di Goya).
Le opere di Carlo Carli testimoniano il suo impegno sincero e diventano tracce storiche dei problemi più gravi e impellenti. Cambiamenti climatici, siccità, risorse primarie mal distribuite, migrazioni di massa e povertà estrema sono soltanto alcune delle tematiche affrontate. Ciò che maggiormente lo distingue, tuttavia, più che gli argomenti è il linguaggio. Mai polemico e nemmeno con la supponenza di chi pensa di avere la verità in tasca; Carli non attacca direttamente i colpevoli del sistema, lo fa indirettamente schierandosi semplicemente dalla parte degli sconfitti e ritraendoli con rispetto ed empatia. Niente retorica o finto perbenismo di facciata.
Un’altra nota a favore è la ricerca del confronto con la storia dell’arte del passato e di conseguenza con gli ambienti, le società e le culture che portano in dote. Il collegamento che viene proposto è quello che unisce non soltanto un paesaggio montano di Segantini con quello desertico in cui dei bambini africani camminano alla ricerca dell’acqua, ma in particolar modo un prima e un dopo. Un prima dove nonostante la povertà si potevano far valere dei valori in cui tutta la popolazione credeva fermamente, e un dopo dove vige la regola del voltare lo sguardo altrove di fronte ai problemi degli altri. Carli, con eleganza, ci spinge a guardare proprio in quella direzione facendoci avvertire l’urgenza di una risposta immediata e concreta. È finito il tempo dell’accidia.