La rivoluzione di Piet

Mondrian: in rassegna la produzione dagli anni della figurazione fino al neoplasticismo

1965: lo stilista francese Yves Saint Laurent presenta, nella collezione autunno inverno, un abito eccezionalmente concepito per stupire ancora una volta il pubblico. Si tratta del Mondrian Dress, famoso per essere divenuto presto un emblema del binomio arte-moda e della loro naturale complementarità. Siamo nel pieno degli anni ‘60: il movimento artistico fondato dall’artista insieme a Theo Van Doesburg nel 1917 è ormai parte della storia. La portata rivoluzionaria dell’arte di Piet Mondrian (1872-1944) si comprende meglio facendo un passo indietro, agli esordi dell’astrattismo come corrente pittorica, all’incirca nella prima metà degli anni ’10 del secolo scorso. Mondrian è giunto all’esito dell’astrazione attraverso una profonda meditazione spirituale, che caratterizza le sue opere figurative esattamente quanto quelle neoplastiche. L’artista si discosta dalla rappresentazione della realtà eccessivamente corrispondente al vero per indagare i livelli più profondi che si celano al di sotto dell’apparenza del mondo esteriore.

MONDRIAN GIUNGE ALL'ASTRAZIONE
ATTRAVERSO UNA INTENSA MEDITAZIONE SPIRITUALE

Il Mudec ospita una rassegna che intende indagare l’evoluzione dello stile di Mondrian attraverso 60 opere. Fil rouge la pittura di paesaggio, ponte tra la fase figurativa e il successivo periodo astratto. Mondrian si dedica a questo tipo di pittura prima di abbracciare l’astrazione pura e adottare una personale griglia che caratterizzerà le opere più tarde. Tale griglia immobile e ieratica entro la quale conduce la sperimentazione si compone di ampie campiture di colori primari e di linee che si intersecano in un rapporto di reciprocità fra il valore verticale e quello orizzontale. È una soluzione che suggerisce un nuovo sistema di valori, depurato dalle necessità narrative della pittura figurativa, per potersi concentrare sulla riflessione sull’interiorità e sulla natura, temi imprescindibili per la sua poetica sin dai tempi in cui guardava agli artisti della Scuola dell’Aja (1860-1890), pure rappresentati in mostra. Una bella occasione per addentrarsi nel percorso artistico del padre del neoplasticismo, dagli esordi agli ultimi lavori.

L'Autore

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Dopo la laurea in Archeologia iranica, conseguita all'Università degli studi di Torino, Giulia Frigerio è passata allo studio di storia dell'arte contemporanea e di moda, di cui sta completando la specializzazione all'Università di Pisa. Sogna la carriera di giornalista culturale, per partecipare alla storia dell'arte non ancora scritta sui manuali. 

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