Dall'intonaco al cemento

In esposizione 40 opere realizzate dai due maestri tra il 1974 e il 1978

Le composizioni di Elio Marchegiani e di Enzo Cacciola avviate intorno alla metà degli anni ‘70 si rivolgono a quella pittura analitica di cui sono considerati iniziali esponenti, in particolare per l’attenzione da loro riservata alla sensibilizzazione pittorico-materica dei supporti. La mostra “Marchegiani-Cacciola. Dall’intonaco al cemento”, a cura di Bruno Corà, aperta fino al 5 febbraio nella Galleria Ferrarin- Arte di Legnago (Verona) e nella Kromya Art Gallery di Verona (preview Palazzo Ravasio, Verona, 11 dicembre u.s.), intende rimarcare tale importante momento creativo attraverso l’esposizione di quaranta opere dei due autori realizzate tra il 1974 e il 1978. In particolare, gli intonaci di Marchegiani si trovano a dialogare nella circostanza con una serie di cementi di Cacciola realizzati utilizzando sulla tela questo materiale assieme all’asbesto. Scrive in proposito Corà: “agli intonaci di Marchegiani, negli stessi anni, come un’ideale consegna, succede l’azione della pittura di cemento di Cacciola”. A Marchegiani è sempre piaciuto demandare all’immagine il ruolo di messaggio criptico, spesso declinato in maniera ironica, in una ricerca improntata sul concetto da lui stesso più volte ripetuto di “fare per far pensare”.

GLI INTONACI DI ELIO MARCHEGIANI SI TROVANO
A DIALOGARE CON I CEMENTI DI ENZO CACCIOLA

Dal canto suo Cacciola ha intrapreso un percorso compositivo e concettuale che “ha iniziato a manifestarsi su supporto ‘muro’ e quindi su intonaco”, per sfociare nel ’74 nelle tele di cemento e asbesto. A interessarlo “a causa di una tensione militante politica” (Corà) la produzione di opere, come sostiene lo stesso Cacciola, capaci di “operare nel senso ideologico all’interno della categoria dell’arte”. All’origine della mostra veronese una battuta provocatoria di Elio Marchegiani che, con il guizzo rapido della sua intelligenza, ha colto l’importanza di un confronto fra i suoi intonaci - che riecheggiano il supporto parietale dei primordi, e comprendono tutta la sapienza tecnico-culturale che va dalle pitture rupestri ai grandi affreschi della storia dell’arte (pensiamo al Cenacolo di Leonardo) - con il ricorso al cemento praticato da Cacciola, quale ultima declinazione di supporto, specchio della contemporaneità.

LA MOSTRA NASCE DA UNA BATTUTA PROVOCATORIA DI MARCHEGIANI
SULL'IMPORTANZA DI UN CONFRONTO FRA I SUOI INTONACI E I CEMENTI DI CACCIOLA

Un appuntamento stimolante per una riflessione che va oltre ogni incasellamento critico della cosiddetta pittura analitica e apre a nuove prospettive ermeneutiche. Sicché, come sottolinea Corà: “vero protagonista di questo ‘convegno espositivo’ è la prassi pittorica nel tempo, cioè l’insieme di attitudini, concezioni, modalità, supporti e tecniche impiegati dagli artisti”. Un incontro, dunque, questo fra Marchegiani e Cacciola emblematico quanto necessario per ristudiare la storia dell’arte a partire dai supporti.

L'Autore

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È nato a Genova e vive a Pegli con uno sguardo ai monti e uno al mare dal cui contrasto nasce l’ispirazione. Si occupa d’arte contemporanea da più di quarant’anni avendo avuto la fortuna di conoscere e di frequentare importanti artisti come Enrico Baj, Arnaldo Pomodoro e  Fernando Botero, tanto per citarne alcuni, cercando di indagare l’intima motivazione del loro gesto creativo da riversare nei testi di presentazione di mostre in spazi pubblici e privati italiani e stranieri. Dice che è stata pure una fortuna incontrare il direttore che ormai da diversi lustri accoglie e pubblica i suoi articoli.

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