Regina dell'Adriatico e regina del contemporaneo

I festeggiamenti per i 1600 anni della fondazione di Venezia

La città nel corso della sua lunga storia ha sempre superato tutte le avversità. Un tripudio di mostre eccellenti sottolinea ora la sua rinascita dopo la sciagura del Covid

Quest’anno ricorrono i 1600 anni ab urbe condita. A dire il vero, la Regina dell’Adriatico ha spento le candeline lo scorso 25 marzo, ma la situazione sanitaria non era delle più rosee e così i festeggiamenti si celebreranno tutto l’anno. Nonostante l’ultimo biennio abbia portato l’Acquagranda - la peggiore degli ultimi 50 anni - e il Covid, entrambi figli del 2019, ricordiamoci che Venezia ha sopportato ben di peggio. Da Attila ai Longobardi, dai Bizantini ai Franchi, per non parlare della peste e delle guerre contro pontefici e imperatori, non c’è sciagura che non l’abbia colpita. Eppure è ancora qui, più bella che mai.

A coronare questo compleanno, un tour di mostre di tutto rispetto. Immaginiamo ora di poterle visitare in un giorno. Il mattino ha l’oro in bocca e così arriviamo in treno per le 9:00 alla Stazione di Santa Lucia, attraversiamo il ponte di Calatrava e in Piazzale Roma saliamo su un vaporetto per conservare energia nelle gambe. Fidatevi, stasera mi ringrazierete.

ALLA FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA L'AFFETTUOSO OMAGGIO DI BASELITZ AL MAESTRO VENEZIANO

Scendiamo a Santo Spirito dove proseguendo un centinaio di metri ci imbattiamo nella prima mostra “Baselitz - Vedova accendi la luce” alla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova ai Magazzini del Sale. Notiamo subito che si tratta di un’unica lunga sala dove troviamo 17 opere monumentali che vengono esposte specularmente creando un’infilata davvero suggestiva. Percorrendo la rampa in salita ci sentiamo schiacciare dall’energia gestuale di Georg Baselitz, un pittore tedesco che nel 1963 conobbe il nostro Emilio Vedova e da allora strinse un’amicizia che viene affettuosamente omaggiata in questa rassegna.

Sono ormai trascorsi 15 anni dalla scomparsa dell’artista veneziano e Baselitz propone un confronto tra le sue opere più iconiche - le figure rovesciate a testa in giù - e un nuovo ciclo che recupera lo stile vedoviano introducendo una luce che schiarisce e addolcisce la pennellata. Per chi volesse approfondire l’artista, segnaliamo anche la personale Archinto a Palazzo Grimani.

Proseguiamo a piedi passando davanti alla Peggy Guggenheim Collection e raggiungiamo la Basilica della Salute accanto alla quale si trova Punta della Dogana dove entriamo a visitare la mostra “Bruce Nauman: Contrapposto Studies”. Nella sede di François Pinault progettata dall’archistar Tadao Ando vengono esposti gli studi più recenti legati alla legge del contrapposto, messo in scena dall’artista in persona in alcuni video in cui passeggia per lo studio. Si tratta di un canone impiegato nella scultura classica del V secolo a.C. che consente di gestire l’equilibrio creando una torsione dinamica del busto.

Si prosegue attraverso fotografie, sculture e performance che indagano altre tematiche quali l’atelier, l’influenza della mente sul corpo e i limiti di questo rispetto alle potenzialità cognitive. L’opera che maggiormente ci traghetta nel suo universo fatto di fraintendimenti, inadeguatezza, sopraffazione e ipnosi è For Beginners (all the combinations of thumb and fingers), 2010

A PUNTA DELLA DOGANA È DI SCENA IL CONTRAPPOSTO DI NAUMAN, CONCETTO RIPRESO DALLA SCULTURA DEL V SECOLO A.C.

Ora torniamo sui nostri passi e una volta raggiunte le Gallerie dell’Accademia attraversiamo l’omonimo ponte. Davanti a noi spicca il cinquecentesco Palazzo Franchetti dove visitiamo “Massimo Campigli e gli Etruschi. Una pagana felicità”. Anfore, teste votive e sarcofagi risalenti al periodo compreso tra il VI e il II Secolo a.C. trovano una corrispondenza stilistica e iconografica nei dipinti del pittore tedesco naturalizzato italiano.

Nel 1928, in seguito alla visita al Museo di Villa Giulia a Roma, Campigli intuisce di aver individuato l’arcaica linfa vitale da cui si sviluppò successivamente la cultura romana e inizia le sue opere ispirate al gusto etrusco. A metà del percorso ci imbattiamo nell’opera Il villaggio (1957). Un capolavoro di 6 metri quadri in cui possiamo rintracciare tutti i soggetti da lui dipinti e tra cui spicca la silhouette della donna clessidra, il suo marchio di fabbrica.

PALAZZO FRANCHETTI OSPITA LE DONNE CLESSIDRA DI CAMPIGLI CHE TRAGGONO ISPIRAZIONE DALL'ARTE ETRUSCA

Dopo un breve ristoro nei bacari che incontriamo lungo il cammino, giungiamo all’arsenale dove sono collocate 3 delle 5 aree tematiche della XVII “Mostra Internazionale di Architettura” curata da Hashim Sarkis. A misurarsi con il titolo di questa edizione “How we will live together” sono 46 Paesi da tutto il mondo. L’esposizione continua con le altre due aree nel padiglione centrale. Cammina cammina siamo all’ultima mostra.

Dopo aver preso un vaporetto dai Giardini della Biennale a Rialto, attraversiamo il celebre ponte e giungiamo a Ca’ Corner della Regina, sede della Fondazione Prada dove è in corso “Stop Painting”.

Al primo piano ci imbattiamo nella scultura di una mostra di pittura” - ovvero il plastico dell’esposizione - del curatore Peter Fischli. Al piano superiore, le 10 sale tematiche affrontano i momenti di rottura della storia dell’arte degli ultimi 150 anni. Nelle sale si ode l’eco della domanda più ripetuta dell’ultimo secolo: la pittura è morta? Passeggiando tra le opere di Fontana, Manzoni, Richter e Tàpies – per citare i più noti – ci risulta chiara la risposta: la pittura, nonostante tutto, gode ancora di ottima salute.

ALL'ARSENALE E AI GIARDINI LA XVII BIENNALE D'ARCHITETTURA S'INTERROGA SULL'ABITARE DEL FUTURO. A CA' CORNER DELLA REGINA, SEDE DELLA FONDAZIONE PRADA, SI AFFRONTANO I MOMENTI DI ROTTURA DELLA STORIA DELL'ARTE DEGLI ULTIMI 150 ANNI

A piedi ci addentriamo tra le calli per raggiungere il maestoso Palazzo Corner Mocenigo, una delle più monumentali residenze patrizie della città e ora sede della Guardia di Finanza, dove si tiene la mostra “Vivere tra terra e acqua - dalle palafitte preistoriche a Venezia”. Già il titolo ci aiuta a comprendere come Venezia per la sua identità di “Stato da Mar e Stato da Tera” rappresenti un caso unico al mondo per approfondire le tipologie abitative.

Così, partendo dalle palafitte, entrate a far parte dei siti protetti dall’Unesco nel 2011, e studiando i principali ritrovamenti archeologici, si giungono a comprendere meglio le fragilità, le necessità, ma anche la bellezza della Regina del Mediterraneo. Senza alcun dubbio questa è la mostra, fortemente voluta dal Generale Giovanni Mainolfi, che più adeguatamente celebra i 1600 anni e con cui si doveva terminare il tour.

È arrivata sera, siamo sfiniti e affamati ma soddisfatti di aver visitato le principali mostre veneziane. Ora, non ci rimane che aspettare il prossimo compleanno.

L'Autore

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Cesare Orler crede profondamente nell’equivalenza arte=vita e vorrebbe “fare della propria vita come di un’opera d’arte” per dirla alla D’Annunzio. Si è laureato in Conservazione e Gestione dei Beni e delle Attività Culturali a Venezia e sta completando la specializzazione in Storia dell’Arte Contemporanea. Gestisce lo spazio televisivo “Cesare’s Corner” dedicato alla divulgazione dell’arte contemporanea su OrlerTV, segue da vicino artisti italiani emergenti di cui cura mostre e testi critici ed è accanito sostenitore di AW ArtMag. Oltre all’arte gli piace anche il cinema e bere birra, di cui è raffinato intenditore, ma forse di tutto questo sa fare bene solo l’ultima.

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