Scatti da collezione - Yerres. Tesori fotografici alla Maison Caillebotte

A Yerres, angolo di Francia non lontano da Parigi, la Maison Caillebotte, complesso museale dove rivive la memoria del pittore Gustave Caillebotte (1848-1894), nell’edificio della Ferme Ornée ospita  fino al 22 settembre una mostra fotografica. Una scelta in sintonia con lo spirito del museo e della personalità di cui porta il nome. L’esposizione “Présences” ha, infatti, come sottotitolo “Tesori fotografici della collezione Gilman e Gonzales-Falla” e questo ci riporta al fatto che Caillebotte fu anch’egli grande, generoso collezionista e mecenate, anche se di pittura, acquistando opere degli amici impressionisti, all’inizio criticate, poi riconosciute come capolavori, da lui lasciate allo Stato francese, ora esposte al parigino Musée d’Orsay e in vari importanti istituzioni degli Stati Uniti.  Non si deve poi dimenticare che suo fratello Martial era un grande appassionato di fotografia, a cui si devono  iconici scatti dell’artista, come ricorda una sala nella casa-museo.

Le scelte della direttrice della Maison Caillebotte, Valérie Dupont-Aignan, sono sempre frutto di profonde conoscenze, oltre che di grande sensibilità, infatti “Presenze” è stata , come lei stessa scrive, “una scelta  per suscitare meraviglia” . Nelle sale si susseguono, divise per temi - Sondra e Celso (i nomi dei due collezionisti), Artisti e Modelli, Composizioni, È l’America, Infanzie, Per le strade, Solitudini, Gioie, Specchio del mondo - le fotografie di 91 artisti, di cui 24 donne, “fra i grandi nomi della  fotografia dei secoli XIX e XX, americani, europei e sud americani”.

A creare una collezione di circa 1500 scatti sono stati Sondra Gilman (purtroppo,   deceduta nel 2021) e  Celso Gozales-Falla. A iniziarla a New York fu lei nel 1970, quando al MoMA le fu proposto di acquistare delle fotografie. Pur non essendo una specialista nel settore, Sondra s’innamorò - e fu “un’esperienza viscerale mai provata per altre forme d’arte” -  degli scatti della vecchia Parigi di Eugène Atget . Cominciò così la sua collezione, che la portò  alla ricerca continua di nuovi lavori, fino a convincere un altro museo newyorkese, il Whitney Museum, a collezionare la fotografia al pari di pittura e scultura. Se le tirature d’epoca, vintage, furono la sua grande passione, Sondra, sempre curiosa e aperta al nuovo, dagli anni ‘80 s’interessò pure a quella contemporanea, sostenendo anche dei giovani talenti. Celso-Gonzales Falla, di origini cubane, avvocato di successo nel Texas, aveva sempre amato la fotografia, ma nel 1986, sposando Sondra, divenne anche collezionista. Quest’arte fu uno degli aspetti significativi, uno dei collanti della loro  unione. Come racconta Celso: “prima di acquistare una fotografia, noi dovevamo essere d’accordo, ma le motivazioni potevano essere diverse. Sandra doveva amarla, si trattava per lei di una reazione viscerale. A me, invece, doveva piacere o per la sua composizione, o per il colore o per la qualità della tiratura. Dovevamo vedere l’opera tre volte prima di acquistarla e avevamo una preferenza per quelle d’epoca. Non ci siamo mai rivolti a un conservatore esterno. Acquistavamo quello che ci piaceva”.  

Così a Yerres, si ha l’opportunità di vedere 140 immagini, a cominciare dai ritratti  di Sondra e Celso colti da artisti della loro generazione, come quelli di Ken Collins del 1989, di Andy Warhol del 1976-77 e di Robert Mapplethorpe del 1988. Seguono artisti e modelli che hanno contrassegnato il mondo dell’arte, dove il ritratto è declinato attraverso differenti visioni e scuole. Di notevole forza è quello scattato nel 1921 da Edward Weston  a Tina Modotti,  a cui seguono, fra gli altri, la raffinata  Renée Perle di Jacques-Henri Lartigue (1931), l’Autoritratto di Man Ray (1924) e il Ritratto della madre di Alexandr Rodcenko (1922). Non manca un altro iconico scatto dell’anziano Henri Matisse, Vence, Francia, fotografato da Cartier-Bresson nel 1944 in compagnia dei suoi piccioni.   

A  connotare Composizioni  è, attraverso le novità della scienza e della tecnica, la ricerca estetica degli artisti, come nel Doppio ritratto di Juliette di Jean Moral (1930), nella doppia immagine della danzatrice in Martha Graham II (1931) di Omogen Cunningham, nel corpo sensuale di Erotica velata – Meret Oppenheim , capolavoro di  Man Ray (1933) e  in Mormorii, della serie Le donne d’Allah (1997), di Shirin Neshat.

L’America, tra grandezza e disillusione è narrata nella sezione successiva come un paese di contrasti e vista attraverso la New York frenetica e brillante di Sondra e il Texas dove lei risiedeva con Celso. Celebre è lo scatto dell’operaio in Senza titolo (Senza paura del vuoto) di Lewis W. Hine (1930-31), emblematica l’immensa folla sulla Spiaggia di Coney Island (1949) di Arthur Fellig Weegee, assieme all’immagine  dell’uomo solitario di Louis Stette in Brooklyn Promenade (1954).

In Infanzie  gli artisti mostrano la fragilità e l’insolenza dei bambini, la tenerezza e, talvolta, la compassione che essi suscitano, come nella bimba de Gli unici fiori della sua gioventù (1939), immortalata da Roman Vishniac. O ,ancora, la seria e composta Ragazza di Pellestrina, messa in posa nel 1963  da Ferruccio Crovatto sullo sfondo di un muro imbrattato.

Come in mezzo  alla folla, nei  luoghi pubblici, ma anche nell’intimità della propria casa si possa essere soli lo rivelano le opere della sezione Solitudini, di cui sono rappresentative la Mome blu al Bar della Luna a Montmartre, con le grasse mani ingioiellate, colta da Brassai nel 1932 , o la Portoricana con il neo, fotografata a New York da Diane Arbus nel 1965. E, ancora, il gufo incredibilmente umano, protagonista  assoluto di  uno scatto magistrale di Nick Brand , Harriet e alcune persone nella nebbia, Zimbawe, 2020.

Tutt’altre atmosfere si vivono nella sezione Gioie, a cominciare dal sorriso del Contadino renano di August Sander, 1930-31, o dall’atteggiamento soddisfatto delle due anziane Signore al ristorante automatico, New York, di cui Diane Arbus realizza,  nel 1966, una perfetta composizione.

La mostra, anche autentico specchio dei collezionisti e della loro storia (Celso Gonzales era presente all’inaugurazione e ho avuto il privilegio di conoscerlo),  si conclude con Specchio del mondo.  In questa sezione si vedono le ultime acquisizioni, quasi tutte a colori, piene di pathos e di grazia anche nella distruzione, come Léa, La Casa rosa, Beirut , Libano, 2019, di Rania Matar, con una giovane donna in abito di pizzo sullo sfondo di un edificio in rovina . Emblema di coraggio e di forza di vivere superando i confini, tema più che mai attuale è Cancellare la frontiera (2011) di Ana Teresa Fernandez, dove una ragazza dipinge di bianco lo sbarramento che separa il Messico dagli Stati Uniti.   

Présences
Yerres
Maison Caillebotte

Fino al 22/09

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