Lucca: il Palazzo delle Esposizioni rende omaggio a Frédéric Bruly Brouabré noto con lo pseudonimo di Cheik Nadro

15 Aprile 2021

Colui che non dimentica

L’unione tra i popoli attraverso il linguaggio dell’arte è la tematica dell’artista ivoriano

Il Palazzo delle Esposizioni di Lucca rende omaggio a Frédéric Bruly Brouabré con una mostra, curata da Alessandro Romanini, dedicata agli oltre 50 anni di carriera. Più di 400 sono le opere dell’artista ivoriano, scomparso nel 2014, esposte in “Frédéric Bruly Bouabré. Arte Alfabeto Universale”, con l’organizzazione della Fondazione Banca del Monte di Lucca, della Fondazione Lucca Sviluppo, con il patrocinio della Regione Toscana e dell’Ambasciata della Costa d’Avorio.

L’unione tra i popoli attraverso il linguaggio dell’arte è la tematica che preme al protagonista della retrospettiva conosciuto anche con lo pseudonimo di Cheik Nadro, "colui che non dimentica". Tra i primi africani istruiti dal governo coloniale francese, nei ritagli di tempo lasciati dal lavoro come impiegato, disegna. La storia narra di una visione mistico-religiosa nel 1948, che ne influenzerà la poetica successiva. Da quel momento il suo operato prenderà la forma di una missione: indagare sul senso della vita. La tradizione orale africana, in particolare del popolo Bété a cui appartiene, si anima nei lavori a penna e pastello delle dimensioni di una cartolina, in cui la semplicità quasi infantile dell’esecuzione si contrappone alla profondità dei contenuti esistenziali. Nel corso delle sue ricerche, arriva ad attirare l’attenzione del Centre Pompidou di Parigi, dove nel 1989 sarà il primo artista africano contemporaneo a esporre. Successivamente sarà la volta del Guggenheim di Bilbao, della Tate Modern di Londra e del Portikus di Francoforte. Prende parte, inoltre, a eventi internazionali come la Biennale di Venezia, Documenta di Kassel e la Biennale di San Paolo.

Elabora, fra le varie attività artistiche in cui si cimenta – è anche poeta, narratore, filosofo, archivista, insegnante, scrittore – un sillabario di 448 lettere, con l’ambizione di tramandare la storia dei Bété e individuare un mezzo che permetta ai popoli di dialogare senza barriere. Un tema, quello della comunicazione universale, caro anche a Alighiero Boetti, con cui coltiva un’amicizia, documentata da testimonianze e opere reciprocamente dedicate, in prestito dalla Fondazione Alighiero e Boetti per l’occasione.

In un contesto di isolamento, come quello che tutti stiamo vivendo durante la pandemia, è un sollievo lasciarsi confortare da un’iniziativa che contiene gli elementi del viaggio e della vicinanza. Anche l’ambasciatore della Costa d’Avorio in Italia, Samuel Ouattara, ha voluto dedicare alla mostra alcune parole, a testimonianza della “volontà delle autorità ivoriane di promuovere ulteriormente il vivere insieme”.

In questi giorni sul sito www.fondazionebmluccaeventi.it e sui canali social della Fondazione Banca del Monte di Lucca e di Palazzo delle Esposizioni, è possibile entrare virtualmente in contatto con le opere e la storia di Bouabré, in attesa che le disposizioni ministeriali consentano l’accesso agli spazi della mostra, prorogata fino al 13 giugno.

Per informazioni: T. +39 0583 464062, mostre@fondazionebmluccaeventi.it.

L'Autore

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Giornalista pubblicista e assistente di redazione. Dagli studi linguistici rimbalza a quelli di ingegneria e approda nel digital marketing, attraverso un processo di liberazione cinetica. Performer in una galleria di Pietrasanta, conosce nel 2019 il direttore di AW ArtMag a cui si lega professionalmente, unendo la sindrome di Stendhal per Boltanski all’esaltazione per l’editing. In ufficio, è tête-à-tête col pc. A casa, guarda dalla finestra, pensa, scrive e progetta il prossimo reportage.

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