Nel ’78 l’incontro con Giugiaro che la introduce alla pittura. Da allora, un susseguirsi di tele visionarie fino alla rivisitazione dell’opera di Michelangelo alla Sistina
Marison Ray ha studiato grafica e design e nel 1978 è accolta da Giorgetto Giugiaro. Ma per lei si spalanca in seguito un altro mondo, quello della pittura. In particolare, i viaggi in Giappone e in Spagna le suscitano emozioni da riversare sulla tela dove l’equilibrio cromatico (ricordo di quei primi studi) si sposa alla personale cultura artistica e a sollecitazioni compositive in perpetuo divenire. In tale contesto, l’ amore per gli espressionisti astratti e per alcuni protagonisti dei primi decenni del ‘900 (in particolare Man Ray, da cui ha preso il nome) si associa a quello per Van Gogh fino all’incontro coi maestri del nostro Rinascimento.
VERTIGINE È OPERA MASTODONTICA, CHE PROPONE NELLE DIMENSIONI
ORIGINALI LA SUA PERSONALE INTERPRETAZIONE DEL GIUDIZIO
In un simile clima, matura Vertigine, una rivisitazione del Giudizio Universale di Michelangelo riproposto nelle dimensioni originali. Come mai? Ha scritto in proposito Alessandro Vezzosi sul catalogo della mostra all’Accademia delle arti del disegno di Firenze dedicata la scorsa primavera a tale composizione:
“Marison Ray ha inteso appropriarsene per dar vita a un suo Giudizio Universale e realizzare nel presente, con passione e sentimento, il furore di una propria concezione visionaria ed emblematica...”. E che offre una lettura interessante del nostro tempo, come sottolinea Cristina Acidini, presidente della suddetta Accademia: “Il dinamismo inconfondibile delle pennellate (...) non si piega all’imitazione delle stesure michelangiolesche, ma mette a frutto in sé il retaggio di esperienze pittoriche dell’Otto e del Novecento, da van Gogh al Futurismo e oltre”. E aggiunge Andrea Granchi, presidente della Classe di pittura: “Questa rilettura o ‘reinterpretazione’ (...) non si presenta come una ‘tranquilla citazione’ (...) ma come una visione inquinata, affollata, drammatica, una sorta di parafrasi del mondo odierno...”.
"NEL SUO LAVORO RITMI DI RESPIRO COME SOFFIO VITALE, COLORI CHE SI ABBRACCIANO
NEL FLUIRE DI DOMINANTI ESPRESSIVE E SIMBOLICHE"
A simboleggiare le traumatiche crisi che ci accompagnano, Marison ha dipinto la propria testa mozzata e a occhi chiusi che nell’originale sostituisce quella di Michelangelo tenuta in mano per i capelli da San Bartolomeo. Incontriamo quindi anche Gandhi e Madre Teresa di Calcutta tra i tanti. Come mai, ci chiediamo ancora, questo deciso mutamento espressivo rispetto ai lavori presentati nel 2021 a Milano? Semplicemente lei ha sentito l’esigenza di praticare un differente espressionismo figurativo. Infatti alla Fondazione Stelline erano stati esposti i dipinti degli ultimi anni dove, sono ancora parole di Vezzosi, “l’artista compone musicalità, contrappunti e armonia, ritmi di respiro come soffio vitale, e dei colori che ‘si abbracciano’ nel fluire delle dominanti espressive e simboliche che Marison predilige: il rosso del fuoco e del sangue; il blu Cina e il giallo India, tra cielo-mare e terra - luce solare; il bianco introduce note di purezza e di contrasto”. E dove la “figura” o la sua evocazione scaturisce dall’animo di chi la promuove. Questo vale per il giallo-verde magmatico di Impression and Expression del 2018, vale per il tentacolare strazio di Spiral energies del 2017, vale per lo sguardo inquietante che emerge da Twilight yellow bull fighting del 2016. Insomma, con siffatti comportamenti Marison Ray ci vuole consegnare un’arte che, quando traduce sulla tela gli impulsi o i travagli dell’esistenza, non ha bisogno di rigorosi “ismi” di riferimento ma può affidarsi soprattutto alla sincerità insita nella personale creazione.
LA VITA
Marison Ray, nata ad Aosta, studia grafica e design all’istituto Duchessa Jolanda di Torino. Nel 1978 entra alla Italdesign di Giorgetto Giugiaro come interior designer. Sono dunque anni formativi che la portano a conoscere e abbracciare culture diverse come quella giapponese di cui si innamora e che potrà studiare da vicino grazie al ruolo ricoperto fino al 1994 di responsabile della linea di abbigliamento del marchio Giugiaro Uomo, prodotto in Giappone. Dal 1995 le sue esperienze professionali in
altre importanti aziende la portano a viaggiare e si trasferisce a Aix- en-Provence, per poi tornare definitivamente nel 2004 a Torino, dove frequenta lo studio dell’artista ed editore Ezio Gribaudo. Nel 2006 debutta con una personale a Venezia, presso la Schola dei Tiraoro e Battioro; seguono altre mostre, fra cui “The Naked Boy” a Torino con un quadro realizzato a quattro mani assieme a Gribaudo. Quindi è la volta, nel giugno 2021, alla Fondazione Stelline di Milano, della personale, a cura di Alessandro Vezzosi, dal titolo “Respiro del colore”, in cui espone 15 grandi tele e diversi studi preparatori. Lo scorso aprile, sempre con la curatela di Vezzosi, presenta nella Sala dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze una grande opera (m 7,60 x 7) concepita appositamente per quello spazio, dal titolo Vertigine, ispirata all’Giudizio Universale di Michelangelo.
Tutti i progetti espositivi sono promossi e diretti da Claudio Guida. Hanno scritto di lei: Cristina Acidini, Pier Carla Delpiano, Andrea Granchi.