Autoritratto: Che Magnifica Ossessione

C’era un vecchio collezionista che, nel suo ingresso, aveva posto gli autoritratti di tutti gli artisti che amava. Voleva incrociare subito il loro sguardo, senza ansie, senza compromessi. Voleva osservarli subito negli occhi, al suo rientro, per capire qualcosa in più, per vivere fino in fondo la sua ossessione. Un quadro, in realtà, non si finisce mai di decifrare. Ogni momento, ogni attimo sembra offrirti una sensazione nuova. Scopri spesso una traccia d’ azzurro che non avevi visto, l’intensità di un contrasto che non avevi colto, una luce improvvisa, inattesa nel suo fondale. Ci sono stati, poi, pittori ossessionati dal loro ritratto. Si sono riproposti in tutti i modi. Con la tuba, senza, con i baffi, o, magari, la barba, con una sigaretta oppure con la pipa. Come se tutto potesse cambiare da un semplice particolare. Muta, invece, l’interpretazione di chi osserva. Forse, legata anche al tuo stato d’animo, alla voglia che hai di guardarti riflettendoti in opere che diventano, giorno dopo giorno, il tuo specchio. Ci si scruta, con reciproco sospetto, simmetricamente pronti a carpire ogni segreto di quell’animo. Sapendo che quell’emozione potrebbe finire, subito, magari con il semplice spostamento di un chiodo. L’autoritratto, in fondo, soprattutto se inquadrato negli schemi del ‘900, resta sempre un quadro speciale. L’artista lo crea, forse inconsciamente, per vivere il suo attimo di immortalità, per proporsi, nel tempo, con i suoi dubbi, con le sue inquietudini, con la sua vanità. Non sa bene in quali mani finirà. Se sarà la sua famiglia a conservare quella preziosa reliquia, o qualche collezionista più accorsato, amante della sua pittura. Ma sa che, in quel piccolo spazio, deve trasferire se stesso. Interamente, senza maschere, senza filtri, senza infingimenti. Provando a confinare, in quella tela, le sue ansie d’artista, le sue sconfitte, i suoi umori contrastanti. Impastando colori, miscelando cromie, sperimentando ancora. Nulla, a mio avviso, lascia più stremato un pittore. I paesaggi, i ritratti, per certi versi, sono pura fotografia, comunque una visione della realtà. L’autoritratto no, è un dipinto sul quale riversare tutto se stesso, senza confini, senza limiti. Per finire esausto, sfinito accanto al proprio cavalletto. Provando, sfibrato, ad affrontare le impronte di un percorso nuovo.  

L'Autore

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Custodisce mille interessi. Giornalista, saggista, medico chirurgo plurispecialista, ma soprattutto napoletano, il mestiere forse più difficile e complesso. Ama la vivacità culturale, le tesi in penombra, la scrittura raffinata e ribelle. Ma ama anche la genialità del calcio e la creatività dell’arte. Crea le sue rubriche settimanali su alcuni quotidiani nazionali muovendosi sul pentagramma del costume, dei new-media, della cronaca. È stato più volte senatore e parlamentare della Repubblica perché era affascinato da quella battaglia delle idee che oggi sembra, apparentemente, scolorirsi.

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