Le inesistenti doti culinarie di Andy Warhol

"Anche un artista può affettare un salame"

Nell’autunno del 1967 Andy Warhol intervistato dal critico Gene Swenson per la rivista “Art News”, alla domanda perché avesse cominciato a dipingere i barattoli della Campbell’s Soup, rispose: “Perché ero abituato a mangiarla. Ho continuato a fare lo stesso pranzo ogni giorno per vent’anni, sempre la stessa cosa. Qualcuno ha detto che sono stato dominato dalla mia vita; l’idea mi è piaciuta”. Con la pittura e in seguito con l’apposizione della propria firma direttamente sulla confezione della zuppa Campbell, Warhol dimostrò come si potesse trasformare un oggetto commerciale pubblicizzato in un vero e proprio readymade artistico, proponendo agli occhi dell’osservatore una novità artificiale che fosse espressione del consumo estetico della realtà. Per la semplicità e per la rapidità della preparazione, la Campbell’s Soup fu il piatto preferito di Warhol. Quando nel 1977 venne invitato a partecipare alla mostraevento Artists’ cookbook al Museum of Modern Art di New York, dove furono offerte al pubblico 155 ricette originali proposte da trenta artisti famosi, Warhol sembrò vestire controvoglia i panni dello chef.

La sua performance gastronomica infatti fu rapidissima: egli aprì con sicurezza magistrale la zuppa di pomodori; la versò in un pentolino; la allungò con il latte e la fece cuocere un istante prima di servirla tiepida, rispettando alla lettera la ricetta riportata sull’etichetta della Cream of Tomato Soup che poi fece trascrivere sul catalogo del MoMA. Warhol sostenne di aver preferito fare la massaia piuttosto che diventare cuoco e di non aver mai avuto l’intenzione di suggestionare l’immaginario popolare con le sue (inesistenti) doti culinarie. E a chi gli domandò come vivesse il ruolo di maestro riconosciuto della pop art anche in cucina, replicò con aria sdegnata che persino un artista poteva affettare un salame ma che se lui avesse avuto soltanto un po’ più di forza sarebbe “rimasto a casa a fare la casalinga”. 

L'Autore

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Milano, classe 1969. Studioso e collezionista delle avanguardie artistiche e letterarie del novecento. Le sue ricerche vertono su futurismo e dadaismo senza dimenticare gli aspetti innovativi dell’arte contemporanea. Per lui l’arte è paragonabile alla cucina: è uno spettacolare laboratorio di partecipazione attiva ed emotiva alla fusione creativa.

 

 

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