Forte dei Marmi: L'arte al posto del Prozac

26 Febbraio 2025

Il volume raccoglie articoli giornalistici pubblicati fra il 1989 e il 2024

Un bel pomeriggio sabato 22 febbraio, a Villa Bertelli di Forte dei Marmi, un parterre di personalità di spicco del mondo della cultura ha assistito alla presentazione del volume fresco di stampa “Meglio l’arte del Prozac” (AW Books), scritto da Lorella Pagnucco Salvemini. Nella sala gremita malgrado il maltempo, a introdurre e rendere vivace l’atmosfera Alessandro Romanini in un incontro condotto da Guendalina Cappellano. Il compendio di oltre 30 anni di giornalismo raccoglie una selezione di opinioni, commenti, recensioni, fra grandi amori e inevitabili bluff che l’autrice dallo stile brillante e appassionato confeziona in articoli schietti, testimoni dell’evolversi e del contraddirsi del panorama dell’arte. Diverse sono le sezioni in cui, non necessariamente in ordine cronologico, sono distribuiti i principali argomenti. A partire da quelli adorati come de Lempicka, Caravaggio, Rubens, Yourcenar, Merini, si snodano due capitoli dedicati a pittori, scultori, architetti, fotografi dell’800 e del ‘900 per approdare al contemporaneo (annunciato con un “oddio”, a introdurre il tono graffiante e diretto con cui si esprime su fenomeni spesso osannati come Cattelan, Hirst e Koons). Si prosegue con una parte che raduna gli editoriali più incisivi comparsi sulle riviste ArteIn, diretta per trent’anni, e AW ArtMag, diretta tuttora. Dopo la laurea in lettere, infatti, la dedizione alla scrittura sarà massima: saggi (“Il linguaggio del corpo”, 1987, Musumeci e “Benetton-Toscani. Storia di un’avventura”, 2001, Bolis, tradotto in più lingue), romanzi (“Gli occhi sul samovar”, 2003, e “Notte in fa minore”, 2005, entrambi per i tipi di Marsilio) e una carriera nel giornalismo dal 1990, approdata alla fondazione nel 2020 del magazine di cui è anche editore. A chiudere il libro, sfiziosa ciliegina sulla torta la sezione “Venetia triumphans”, dove le biennali dal 1993 in avanti sono raccontate in prima persona senza sconti per edizioni retoriche, curatori affetti da delirio di onnipotenza, fruitori appariscenti e confusi, produzioni vincolate a temi didascalici che impoveriscono la libera espressione degli artisti. L’ironia di cui l’intero testo è permeato non è l’unico ingrediente a renderlo irresistibile. Troviamo tanta poesia nel culto della bellezza, nel tributare con passaggi altamente lirici l’eredità dei maestri, nella possibilità di un ruolo salvifico dell’arte attraverso uno sguardo attento, critico e attivo, in grado di dribblare condizionamenti da parte del mercato e delle logiche di marketing. Il titolo stesso del libro si ispira a un articolo presente nella raccolta, scaturito dai risultati di una ricerca dell'Università di Tronheim, in Norvegia. Secondo le statistiche, la tribù dei frequentatori di musei e gallerie mostrerebbe livelli di ansia meno elevati della media. Considerando la larga diffusione di ansiolitici e psicofarmaci, l’autrice suggerisce di assecondare l’alternativa, certificata dallo studio scientifico, priva di controindicazioni. Non possiamo che allinearci con questo consiglio medico.

L'Autore

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Giornalista pubblicista e assistente di redazione. Dagli studi linguistici rimbalza a quelli di ingegneria e approda nel digital marketing, attraverso un processo di liberazione cinetica. Performer in una galleria di Pietrasanta, conosce nel 2019 il direttore di AW ArtMag a cui si lega professionalmente, unendo la sindrome di Stendhal per Boltanski all’esaltazione per l’editing. In ufficio, è tête-à-tête col pc. A casa, guarda dalla finestra, pensa, scrive e progetta il prossimo reportage.

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