Roma. Sandro Visca al museo Carlo Bilotti

3 Febbraio 2025

ARTISTA NOMADE E PELLEGRINO

Con il titolo “Fracturae” Sandro Visca espone fino al 23 febbraio – a cura di Generoso Bruno – al museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese a Roma. 

La rassegna presenta circa 150 opere tra grandi tele, lavori su carta e installazioni che esprimono il continuo dialogo tra la materia e la sua messa in forma.

Allievo di Giuseppe Desiato - tra i performer più critici e radicali dell’arte contemporanea europea - Sandro Visca, oltre ad essere stato riferimento - ricambiato e riconosciuto - di Andrea Pazienza, negli anni, ha potuto godere dell’amicizia e della frequentazione di Alberto Burri nata nel 1969, quando, come unico pittore-scenografo, Visca era impegnato nella realizzazione dei tre enormi fondali - un sacco, un rosso plastica e una combustione - di dieci metri per sette ognuno, relativi ai tre atti delle scene per “L'Avventura d’un povero cristiano” di Ignazio Silone. 

Il lavoro di Visca è da sempre caratterizzato dall’assoluta libertà espressiva e dalla cura meticolosa per il dettaglio. Oltre che dalle celebri serie dei Teatrini e delle Silhouette, il percorso espositivo è arricchito dall’inedita opera a parete - Amore Amore - del 2024. Quest’ultima installazione suggerisce già dal titolo una risposta alla denuncia delle “fratture dell’umano” da cui l’artista, nel corpus più recente della produzione, pare voler mettere in guardia.

Con abile e paziente manualità, lavora opere cucite assemblando stoffe e frammenti di materiali polivalenti abilmente selezionati, catalogati e conservati. “Artista nomade e pellegrino, Sandro Visca – rivela Generoso Bruno - ci guida nell’attraversamento del suo territorio fatto di paesaggi, movimenti celesti, quinte teatrali e architetture, negli anni, via via pericolanti. L’artista cuce sulla tela corsetti in brani e preziosi broccati, le lane cardate alludono al pittorico. La figuratività è ridotta all’essenziale e spesso agita per immagini ricorrenti”. 

Nel campo della tela o all’interno dello spazio installativo, l’azione ragionata dell’inestricabile e simultanea giustapposizione degli elementi, consente, invece, il concreto determinarsi dell’opera stessa come evento immaginifico. “Il colpo d’occhio viene continuamente contraddetto dalla necessità aptica della visione. Lì – prosegue il curatore nel testo in catalogo -  lo sguardo dell’osservatore percorrendone la superficie riesce a trovare, sondando la grana e la consistenza della materia, un approdo tattile utile alla frequentazione dell’opera”.

L’attenzione dialogica tra l’artista e la materia che, sino dalla scelta e dalla catalogazione degli elementi, precede alla sua stessa messa in forma, favorisce l’inserimento delle opere esposte, all’interno del solco dell’articolata ricerca che Sandro Visca conduce da decenni.

La rappresentazione sempre deformante, ubicata in uno spazio e in un tempo indefinito, nell’interessante gioco di superficie con l’effimero è sempre sostenuta dalla lateralità dello sguardo del suo autore.

È la stessa molteplicità dei dettagli tracciati da Visca a opporsi a una apparente e pacificata visione d’insieme. L’intenzione dell’artista, anche nel cifrare evidenti manufatti Kitsch, si conferma quella di lasciare incarnire nell’opera alcune velenose e talvolta irridenti punte di sarcasmo e di ironia in cui il reale è riproposto nella tensione metaforica sotto l’effetto di una continua traduzione segnica. 

Restano solo due, dunque, le reazioni e gli esercizi possibili nelle sale del Bilotti, dinanzi ai lavori presentati: rimanere abbagliati o, meglio, imparare a seguire gli indizi.

 

 

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